Oggi sembra incredibile, ma alle elezioni politiche di dieci anni fa un terzo degli elettori italiani votò per il M5S che si presentò al grido “Basta Casta!” annunciando che avrebbe aperto il Parlamento come una scatola di tonno.
E’ finita come tutti sanno e con i panni sporchi buttati in piazza, con la lite infinita Grillo-Conte e l’annunciata eliminazione dell’ “illuminato” (e ben remunerato) Padre Fondatore (salvo ricorsi) e la mesta, progressiva discesa elettorale del Movimento.
Una cosa comunque triste, perché certifica anche l’ennesimo fallimento di quella che era comunque sembrata una speranza e un’alternativa, il tentativo genuino (almeno da parte degli elettori) di rompere una situazione insostenibile.
Un Movimento crollato soprattutto per una generale insufficienza delle capacità della sua classe dirigente simpaticamente “fai da te” ed improvvisata, ma spesso impreparata ai propri ruoli.
Non che gli altri siano molto meglio (complice anche il sistema elettorale post 2005 con l’elezione che avviene ora per posizione in lista e nessun merito, se non l’obbedienza cieca ai vari capoccia) ma chi sperava in un cambiamento grazie al M5S ancora una volta è rimasto scornato e deluso.
Il più furbo di tutti (Di Maio) si è fatto nominare per tempo “esperto” europeo lautamente stipendiato, gli altri – pur di sopravvivere – hanno ammainato ogni principio per cui erano nati.
Conte annuncia ora che “si sporcherà le mani” con un’alleanza più o meno organica con il PD (una definizione che deve far gioire i suoi nuovi partner) e intanto si sistema per un po’ ben sapendo che diventerà solo una costola sempre più insignificante di un PD che nell’arte dei traffici di governo è specializzato.
L’ex premier mi è sempre risultato antipatico perché lo considero un arrivista falso e furbetto; ma furbo lo è stato davvero, visto che nel Movimento si è comportato come il cuculo che occupa il nido altrui e si fa pure covare le uova. Se siano poi uscite dal nido uova di serpente non sta a me dirlo, lo diranno gli elettori “veri” visto che su quelli “on line” proprio in casa pentastellata ci sono sempre stati molti dubbi e poche certezze.
E’ significativo che quando Grillo ha chiesto di verificare i voti Conte abbia sostenuto che questa sia “una pratica feudale”. Alla fine un’altra delusione perché la “democrazia diretta” (ma certificata) era e resta una opzione interessante.