Il premier Giuseppe Conte ha detto sì al gasdotto Tap ed il Movimento 5 Stelle è in subbuglio. Gli attivisti del movimento “No Tap”, che hanno dato l’appoggio al Movimento 5 Stelle con il voto del 4 marzo, hanno bruciato le tessere elettorali e hanno chiesto le dimissioni degli eletti pentastellati. Anche vari parlamentari del Movimento 5 Stelle stanno avendo forti mal di pancia. Oramai è evidente che i nodi stiano venendo al pettine.
Il Movimento 5 Stelle si è sempre caratterizzato come un “partito pigliatutto”, ha sempre puntato al consenso facendo leva sulla protesta e sul malcontento, a prescindere dall’orientamento politico. Così ha preso consensi anche dai “No Tav”, in Val di Susa, e dai “No Tap”, in Puglia. Però seguire la protesta è una cosa, confrontarsi con la politica reale è un’altra.
Si può dire che Luigi Di Maio e soci abbiano sbattuto il muso contro la realtà. Per esempio, il gasdotto Tap si deve fare, è strategico poiché noi abbiamo bisogno di fonti energetiche, dato che in passato è stato detto no a varie opzioni.
Il premier Conte ha preso una posizione corretta. Non si può risolvere il problema energetico continuando a dire sempre no ad ogni cosa. Purtroppo, i “duri e puri” del Movimento 5 Stelle non l’hanno capito, non vogliono capire che per fare politica non basta dire che “gli altri fanno schifo”. Fare politica significa anche fare delle proposte proprie, ma all’interno dei 5stelle ci sono forze troppo contrastanti tra di loro, le quali sono unite solo ed esclusivamente dalla protesta contro il sistema, senza nemmeno porsi il problema di proporre un’alternativa.
Al contrario del Movimento 5 Stelle, la Lega propone alternative serie e credibili. Questo è il punto principale, secondo me, che distingue i due maggiori azionisti di questo Governo.