I più attenti ricorderanno che nel 2007 riguardo la vicenda “pedinamento Vieri”, l’Inter se la cavò con la prescrizione del reato sportivo e quindi con l’improcedibilità legata alla morte dell’ex presidente Facchetti. E possiamo dire senza paura di essere smentiti, che è qui tutto il nodo che strozzò Calciopoli, regalando un’immunità clamorosa all’Inter e badilate di fango verso chi poi palesemente ha dimostrato la propria innocenza. Oggi i fatti di cronaca giudiziaria di queste ultime ore hanno avvalorato una buona parte del teorema che da anni ho elaborato prove alla mano, e riportano alla ribalta quei fatti. Dunque c’è stata in tribunale la prima vittoria di Bobo Vieri contro Inter e Telecom Italia, che egli accusò con un certo cipiglio, per pedinamenti e intercettazioni. A quanto pare le due società sono state testé condannate al cospicuo risarcimento di un milione di euro a favore dell’ex calciatore per via dello “spionaggio” subìto quando prestava i suoi servigi da atleta nel club nerazzurro milanese. Cristian Vieri aveva chiesto molto di più, ben 12 milioni di euro a Telecom e ben 9,250 milioni all’Inter e si può ben notare il dislivello esorbitante.
Il cittadino non deve stupirsi, poiché per la legge italiana, un milione d’euro è comunque una cifra esorbitante, anche se si chiede a chi è estremamente ricco.
Comunque, i fatti contestati dall’ex attaccante figlio d’arte giunto dall’Australia, risalgono alla ben nota vicenda dei dossier illegali, riguardanti però un’altra dirigenza della nota compagnia telefonica, non quella attuale poiché nel frattempo è cambiata.
I documenti/prove sul calciatore, emersero nell’autunno del 2006 nell’inchiesta portata avanti dai magistrati di Milano sui famigerati dossier illeciti creati nell’orbita di Telecom per controllare diverse persone. Dalle indagini sembra sia venuto fuori che Cristian Vieri sia stato davvero pedinato a lungo e che erano stati acquisiti anche i suoi tabulati telefonici per capire chi frequentava e quando. Ricordiamo che il campione accusò uno stato depressivo, ansia e problemi esistenziali che lo accompagnarono a lungo. Il Tribunale tempo fa ha anche disposto una perizia medica per accertare se Vieri soffra o abbia sofferto d’insonnia come afferma e anche addirittura di una forma depressiva, a causa del “grande fratello” cui sarebbe stato sottoposto in quegli anni. Tra gli atti della causa c’è anche un cd-rom depositato dall’avvocato Buongiorno che documenterebbe i contatti telefonici di Vieri fino al 25 giugno 2004 e che l’ex segretaria di Adamo Bove, allora dirigente della security della Telecom morto poi suicida a Napoli, consegnò ai magistrati. Naturalmente la sentenza del Tribunale civile è stata dichiarata “provvisoriamente esecutiva”, ed è probabile che il provvedimento darà impugnato.
L’Inter dovrà anche difendersi contro l’ex arbitro De Santis che come Vieri, aveva chiesto un analogo risarcimento per lo spionaggio di Telecom il 24 ottobre.
Questi sono i fatti, ed è incredibile constatare quante volte l’Inter abbia commesso il reato di slealtà sportiva, soprattutto nei confronti dei propri tifosi, reato per cui sarebbe dovuta essere retrocessa, e allora alla luce di questi fatti perché la dirigenza della FIGC non si dimette dopo un plateale fallimento di almeno dieci anni?
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