Con l’angoscia di quelle mani strette sul volto, l’orrore di quella bocca spalancata sullo sfondo di un cielo rosso sangue, l’Urlo del norvegese Edvard Munch e’ certamente una delle icone dell’arte che meglio rappresentano il mondo ai giorni della crisi. L’angoscia che pervadeva l’Europa agli albori del Novecento, e forse anche le contraddizioni della nostra epoca che hanno fatto di questo pastello su carta, il dipinto piu’ costoso mai venduto fino ad ora ad un’asta pubblica.
Presentato da Sotheby’s con una stima di base comunque altissima di 40 milioni di dollari, il dipinto – l’unico delle quattro versioni esistenti ancora in mani private – e’ stato aggiudicato a 107 milioni di dollari, 120 contando le spese (oltre 91 milioni di euro). Uno sfracello di denaro che infrange ogni record per vendite in asta, stracciando il risultato gia’ incredibile raggiunto un anno fa – sempre a New York ma da Christie’s- da una tela di Picasso ‘Nudo, foglie verdi e busto’, battuta a 106,5 milioni di dollari. La terza posizione di questa super top delle vendite record in aste pubbliche e’ di una scultura in bronzo di Giacometti, ‘L’uomo che cammina’ (104,3 milioni di dollari da Sotheby’s Londra nel febbraio 2010), il quarto di un altro Picasso ‘Ragazzo con la pipa’ (104,1 milioni di dollari nel 2004). Tutto altro discorso per le trattative fra privati: qui i prezzi sono tradizionalmente anche piu’ alti, tanto che il record in questo caso e’ di un Pollock (nr 5) ceduto per 140 milioni di dollari al miliardario messicano David Martinez, segue Woman III di Willem de Kooning, che il collezionista Steven Cohen ha acquistato per 137 milioni di dollari, e quindi un dipinto di Gustav Klimt ritratto di Adele Bloch Bauer acquistato nel 2006 da Ronald Lauder per 135 milioni di dollari. Chi ha assistito alla vendita milionaria dell’Urlo nella serata di mercoledi’ (in Italia erano le due di notte) racconta di una battaglia appassionante in una sala d’aste gremita fino all’impossibile e con gli occhi di tutto il mondo addosso, tanto che al momento clou pare sia saltato il collegamento in streaming su internet. Una sfida cominciata con otto partecipanti e finita nel giro di 12 minuti, non uno di piu’, dopo un duello all’ultimo sangue tra due anonimi paperoni.
Presumibilmente felice l’anziano proprietario, il signore norvegese che con il provento della vendita ha annunciato di voler finanziare un nuovo museo Munch. Ancora piu’ soddisfatta la casa d’aste, che con la vendita dell’Urlo porta a casa una percentuale milionaria. Non solo: perche’ in barba alla crisi, con i 76 lotti presentati Sotheby’s ha incassato 331 milioni di dollari. Un record anche questo, visto che la casa d’aste americana non aveva mai incassato tanto per una vendita di ‘Impressionismo e arte Moderna’ (il precedente record, 286,2 milioni di dollari era del 1990).
Insomma, per i capolavori non c’e’ prezzo, crisi o non crisi, quando vengono proposti in asta vanno a ruba a prezzi esorbitanti. Ma che l’aggravarsi della crisi mondiale stesse risparmiando il mercato dell’arte lo segnalava in questi giorni anche il rapporto Tefaf 2012, commissionato alla societa’ di ricerca britannica Arts Economics e commentato sul sito Artapart of culture. A livello generale i dati indicano che nel 2011 rispetto al 2010 ci sono stati incrementi di valore (+7%, oltre 46 mln di euro) e di volumi (+5%, circa 37 milioni di artefatti) seppure dovuti in massima parte alla crescita del mercato cinese. Il mercato americano in particolare pero’ ha subito nel 2011 una contrazione del 6% scendendo di 13,6 miliardi di euro equivalente al 29% del mercato mondiale (la Cina ha raggiunto invece il 30%, l’Unione Europea occupa nel suo complesso una quota del 34%).
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