Un sorriso, un cappello, un paio di occhialini tondi, un clarinetto e una punta di voce che improvvisamente saliva al cielo. Lucio Dalla non c’è più. E’ stato rinvenuto cadavere giovedì mattina nel suo letto d’albergo a Montreux, in Svizzera, dove si trovava in tournée, vittima di un attacco cardiaco. Il 4 marzo avrebbe compiuto 69 anni.
A dare per primi la notizia sembra siano stati i frati della Basilica di San Francesco d’Assisi su Twitter, alle 12,10, ben 23 minuti prima dei lanci d’agenzia, attraverso il profilo della rivista “San Francesco patrono d’Italia” in cui viene descritto come “il cantautore di Dio”.
La sera prima, a Montreux, Dalla aveva portato regolarmente a termine il concerto, nonostante un’imprevista pausa, del tour europeo che seguiva la recente pubblicazione di “Questo è Amore”, doppio cd contenente alcune perle nascoste della sua sterminata discografia e la produzione e realizzazione di “Nanì e altri racconti”, il nuovo album di Pierdavide Carone, giovane cantante esibitosi all’ultimo Festival di Sanremo proprio diretto dal noto cantautore bolognese.
Quel podio dove è salito per la direzione dell’orchestra del brano di Carone, offrendo un sorriso a favore delle telecamere e quindi del pubblico internazionale, è l’ultimo indimenticabile saluto dell’artista.
Il tour europeo era cominciato a Lucerna il 27 febbraio ed era proseguito la sera successiva a Zurigo. Dopo la tappa di Montreux, Dalla avrebbe suonato a Basilea, Berna, Ginevra, Lugano, Parigi, Dusseldorf, Amburgo, Brema, Francoforte, Lussemburgo, Stoccarda e Monaco, fino alla tappa conclusiva di Berlino.
Per casualità Dalla è morto a Montreaux, dove ogni anno si svolge uno dei festival internazionali di jazz più noti al mondo. E Lucio Dalla aveva iniziato il rapporto con la musica proprio dal jazz, grazie al clarinetto che la madre, rimasta vedova nel 1950, gli aveva regalato per il suo tredicesimo compleanno. Un’altra coincidenza: il mese di marzo. Se ne è andato il 1 marzo ed era nato a Bologna il 4 marzo del 1943, data che fa da titolo ad una delle canzoni più belle del suo repertorio, presentata a Sanremo nel 1971.
Oltre al jazz, agli esordi della carriera aveva frequentato il cinema con una indimenticabile interpretazione del film “I sovversivi” diretto la Paolo e Vittorio Taviani e ambientato durante i funerali di Palmiro Togliatti.
Prima di diventare un solista, si esibì nei gruppi musicali, inizialmente con “I Flippers” e quindi con “Gli Idoli”. Nel 1964, a soli 21 anni, lanciò il suo primo disco contenente “Lei (non è per me)”, scritta da Gino Paoli e “Ma questa sera”, cover di una nota canzone di Curtis Mayfield. Sempre quell’anno partecipò al Cantagiro. Quindi affrontò il grande pubblico al Festival di Sanremo del 1966 con l’originale “Paff….bum!”, che non giunse alla fase finale della competizione, a cui fece seguito “Quand’ero soldato”. A Sanremo, fece ritorno l’anno seguente, con “Bisogna saper perdere”, abbinato con i Rokes di Shel Shapiro. Proprio il 1967 fu l’anno del suicidio di Luigi Tenco che collaborò con Dalla ad uno dei testi del primo disco, “Mondo di uomini” e con cui il cantautore aveva stretto amicizia. Dal 1973, Dalla inizia una collaborazione col poeta bolognese Roberto Roversi, che durò quattro anni, definiti fondamentali per la musica italiana, e che produsse album di qualità come “Anidride solforosa”. Nel 1976 il sodalizio si incrinò quando Lucio concepì “Il futuro dell’automobile e altre storie”, uno spettacolo teatrale trasmesso anche dalla Rai. Dalla, spinto dalla casa discografica, raccolse in un nuovo disco parte delle canzoni che ne facevano parte, contro il volere di Roversi che decise di non firmare l’album.
Nel 1975 prende l’avvio la fase che consacra Lucio Dalla alla musica d’autore italiana. A partire dalla collaborazione con De Gregori, con il quale l’anno precedente tenne alcuni concerti, insieme ad Antonello Venditti e Maria Monti, da cui fu tratto il disco dal vivo “Bologna 2 settembre 1974”. I due scrissero insieme la musica per “Pablo” che De Gregori inserì in “Rimmel” e per “Giovane esploratore Tobia”, inclusa l’anno dopo in “Bufalo Bill”. Da qui, l’ascesa di Lucio Dalla nell’Olimpo dei più grandi con brani orecchiabili, emotivi, immarcescibili quali “Com’è profondo il mare” del 1977, l’album “1979” che include successi come “Anna e Marco”, “L’ultima luna”, “L’anno che verrà”. E poi il successo internazionale con la mitica canzone “Caruso” del 1986, una sorta di inno nazionale che ha venduto nove milioni di copie.
Una poetica, la sua, sospesa tra gli ideali di sinistra, sempre più svampiti, la cultura cattolica, l’amore per Bologna, la trasgressione e il mare che lui accarezzava dalla Isole Tremiti, suo rifugio ideale.
Nel 1988 Lucio Dalla genera un’altra importante collaborazione con Gianni Morandi che raggiunge l’apice grazie all’album “DallaMorandi”, disco contenente inediti scritti da Mogol, Lavezzi, Battiato e Ron. Il due miti della musica bolognese diedero vita ad un lunghissimo tour, anche all’estero, accompagnati dagli “Stadio”, interpretando ciascuno i brani dell’altro in uno scambio in cui raccontavano la loro storia.
L’avventura Dalla-Morandi chiude definitivamente, e con qualche polemica, la lunga collaborazione tra Dalla e gli Stadio e lancia la giovanissima Angela Baraldi, presente nei concerti come corista e in seguito affermatasi come cantante solista e anche attrice. Il caso Baraldi è il primo di una lunga serie di collaborazioni di Dalla che, dagli anni Novanta, si fa scout di nuovi e giovani interpreti. Ma ogni scoperta origina un grande successo come “Attenti al lupo” con il cantante Ron e “Canzone” con Samuele Bersani. Nella logica di una musica che si fa tendenza, gruppo, ascolto, Lucio Dalla consolida l’idea di lavorare con altri artisti quali Cesare Cremonini, Biagio Antonacci, Vasco Rossi, Enzo Iacchetti, Carmen Consoli, Tosca.
Il 7 luglio 2008 il cantautore bolognese presenta l’inno ufficiale della squadra olimpica italiana, intitolato “Un uomo solo può vincere il mondo” composto per i Giochi di Pechino. A dicembre, il cantante recita in “Artemisia Sanchez” su Raiuno di cui canta il tema d’apertura. Il 22 marzo 2010 conduce insieme a Francesco De Gregori la nuova trasmissione televisiva di Rai 2, intitolata “Due” durante la quale i cantanti si esibiscono singolarmente ed in duetto in cover e brani del loro repertorio. Da lì prende le mosse un tour straordinario, irripetibile, da tutto esaurito nell’anno 2010 e buona parte del 2011. A quarant’anni dalla sua ultima partecipazione, nel febbraio scorso Dalla è voluto tornare a Sanremo per patrocinare il giovane Carone, ma ne era uscito deluso. Ora “il poeta di Piazza Grande” voleva tornare al contatto diretto con il suo pubblico in un dialogo che durava da quasi cinquant’anni, ma il filo si è spezzato in una stanza di un albergo svizzero.
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