“La vera emergenza, la vera questione meridionale adesso non è l’immigrazione ma l’emigrazione al Nord o all’estero dei nostri giovani e di meno giovani. Contrariamente a un dibattito politico che prevalentemente è schiacciato sul tema dell’immigrazione”. Lo ha detto all’Adnkronos Luca Bianchi, direttore generale Svimez, a Palermo per un incontro sui migranti organizzato dal Coordinamento dei Consigli regionali Unipol meridionali.
“E’ quello che percepiscono tutte le famiglie del Mezzogiorno. Che poi è una emigrazione sia per trovare lavoro ma anche per curarsi, e molto spesso per studiare. Sono i numeri che ce lo dicono. Nel 2022 i siciliani che sono andati via sono molti di più degli immigrati arrivati in questa Regione”.
“Tutti i meccanismi che divaricano anche le dinamiche demografiche, quindi se volgiamo evitare una prospettiva demografica che vedrà la popolazione della Sicilia ridursi del 40 per cento entro il 2080, dobbiamo partire dall’offrire migliori servizi a chi vive in questo territorio. Ed evitare che se ne vada”, dice Bianchi.
“Offrire maggiori servizi che vuol dire? – aggiunge – vuol dire migliore scuola, migliore sanità, lavoro a stipendi dignitosi. E’ la condizione per fare rimanere le persone, ma è la stessa identica strategia che può portare anche a una attrazione di talenti dal resto del mondo”.
“Le aree in cui si vive meglio – dice ancora Luca Bianchi – sono quelle che poi riescono ad attrarre stranieri e attraggono stranieri con maggiori competenze. Il nostro è invece un modello in cui espelliamo laureati, prevalentemente, dal Sud con il basso tasso di occupazione femminile è difficile fare figli e crolla la natalità, anche l’immigrazione che potrebbe essere una risorsa potrebbe essere utilizzata soltanto per coprire alcuni fabbisogni del lavoro a basso costo”.