Luca Barbareschi torna in tv. Attore, produttore, autore, regista, amante della provocazione almeno quanto dell’ironia, torna alla guida di un programma televisivo dal titolo significativo, “In barba a tutto”. Si tratta di otto puntate rigorosamente in diretta, al via da lunedi’ 19 aprile su Rai3 alle 23.15.
Lo studio sembra un loft newyorkese. Barbareschi propone di farsi “piu’ intervistatore”, sebbene con qualche colpo di fioretto a monologo, per raccontare un mondo diverso in modo “politicamente scorretto”, come spiega alla stampa. Parola d’ordine, promette, “sense of humor, senso dell’umorismo”.
Franco Di Mare, direttore di Rai3, spiega: “Barbareschi è venuto da me con una serie di proposte. Mi sono innamorato subito di questa, perche’ era spiazzante. La nostra rete, che ha un profilo identitario e culturale preciso, oggi viaggia molto bene, anche in termini di ascolto, anche per la sua capacita’ di rinnovarsi e di guardare avanti senza paraocchi. Ecco, Luca Barbareschi e’ uno che di paraocchi ne ha francamente pochi”.
Sui teatri rimasti ancora chiusi a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, Barbareschi osserva: “Penso che dovrebbero essere le categorie a sviluppare proposte per la politica. Anica per esempio ha proposto delle leggi chiavi in mano. Il teatro, invece, è morto. La rappresentanza alta è composta da gente incapace e noi siamo talmente anarchici che metterci insieme è difficile. Ora dobbiamo rifocalizzarci sul dipartimento industriale del teatro prendendo esempio dall’estero, scegliendo il modello migliore. Ma questo può venire solo dalle associazioni. Il teatro ha un’opportunità nel covid e nella chiusura per ripensarsi e rifinanziarsi. Qualcosa morirà, ma vedere 200 teatri a Roma finanziati a caso è una cosa che mi umilia. E poi vederne magari altri che non hanno le giuste risorse per diventare luoghi di eccellenza”.