La politica americana e’ in subbuglio dopo aver scoperto che la squadra olimpica Usa sfilera’ alla cerimonia d’apertura dei giochi di Londra con uniformi della Ralph Lauren, integralmente ‘Made in China’. In periodo di crisi economica, sarebbe stato meglio che gli atleti a stelle e strisce sfilassero con uniformi fatte in casa, e non dai temibili ed economicissimi operai cinesi. I parlamentari di destra e di sinistra gridano allo scandalo. Ma il comitato olimpico Usa rispedisce le accuse al mittente: ‘A differenza della maggior parte dei comitati olimpici in giro nel mondo, noi siamo una struttura privata. Per cui siamo grati ai nostri sponsor per il loro appoggio’. Come dire, ci danno i soldi, non c’interessa se producono in America o in Cina.
Fuori dal coro delle proteste, in evidente imbarazzo, il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Mitt Romney, l’uomo dei giochi di Salt Lake City. Malgrado da mesi attacchi Obama di essere stato troppo debole nei confronti del gigante di Pechino, oggi raccomanda prudenza, evitando con cura ogni polemica: ‘I giochi riguardano lo sport e gli atleti, tutte le altre cose dovrebbero rimanere estranee…’, dichiara in tv. E non poteva essere altrimenti visto che in passato, l’ex governatore de Massachusetts era gia’ stato messo in croce, sempre per colpa di abbigliamento sportivo prodotto all’estero.
Era il 2002. All’epoca era il presidente del comitato organizzatore delle Olimpiadi Invernali di Salt Lake City. In quei giorni fini’ nei guai perche’ la ditta che vestiva i tedofori, coloro che portarono la fiaccola olimpica nel cuore dello Utah, produceva le sue divise nientemeno che in Birmania, all’epoca una delle dittature piu’ sanguinarie al mondo. In 10mila, tanti furono i protagonisti di quella staffetta olimpica, si dissero indignati per aver indossato magliette e pantaloni cuciti in un Paese oppresso da una delle peggiori dittature militari della storia.
Insomma, un incidente che mando’ in soffitta la retorica dello spirito olimpico, fatto di pace e fratellanza tra i popoli. In quei giorni si sollevo’ la protesta mondiale di tutte le associazioni a difesa dei diritti umani.
Anche la federazione mondiale dei sindacati scrisse una lettera al comitato internazionale presieduto all’epoca da Jacques Rogge : ‘Nessuna organizzazione responsabile dovrebbe autorizzare l’uso di prodotti fabbricati in Birmania’. Alle proteste, il comitato presieduto da Mitt Romney replico’ con una nuova gaffe esilarante: ‘Questi prodotti non vengono da Burma, ma da Myanmar’, pensando che fossero due Paesi diversi. In realta’ era sempre la Birmania, peccato che Myanmair era il nuovo nome imposto dal regime. Seguirono delle scuse ufficiali, ma la frittata era gia’ fatta.
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