Negli ultimi giorni si sono fatte più concrete le possibilità da parte della Russia di utilizzare il gas per danneggiare la situazione economica-sociale europea. In particolare, è arrivato il tanto discusso stop al gas russo attraverso il Nord Stream 1 che già da tempo doveva riprendere dopo un ipotetico guasto. Ora inizia ad aumentare la preoccupazione che questa decisione di Mosca possa divenire permanente, andando ad interessare non solo i paesi del Nord Europa, ma anche altri come l’Italia. Una decisione grave che, in vista dell’autunno, potrebbe creare gravi problemi alle economie dei paesi vittime dei tagli.
Data la situazione sono intervenuti i professori Marco Mele (Unicusano) e Cosimo Magazzino (Roma Tre), autori di un importante studio pubblicato sulla rivista Energy Reports, relativamente al nesso di causalità tra consumo di energia e crescita economica per l’Italia.
Per i due economisti nel caso in cui la Russia decidesse di chiudere totalmente “i rubinetti” del gas “potrebbe avverarsi la peggiore delle previsioni del loro modello di Wavelet Analisys. In altre parole, data la relazione unidirezionale di breve periodo tra consumi di energia e PIL in Italia, la crescita economica del nostro Paese potrebbe contrarsi per un periodo che va da 2,85 anni fino a 3,5 anni”.
Questo perché, continuano i professori, “con le scorte attuali a circa l’83%, da fine dicembre si dovranno ridurre drasticamente i consumi e tale situazione impatterà notevolmente non solo sul riscaldamento, ma in primis sulla produzione industriale, generando una sorta di “lockdown produttivo”. Un evento che vorrebbe dire per l’Italia la perdita di un considerevole numero di aziende e di posti di lavoro.
Il taglio del gas sarà quindi l’anello di congiunzione tra crisi energetica e crisi economica, difficilmente risolvibile con le misure finora messe in atto da una politica europea totalmente assente.