L’infanzia estiva la passavo nel trentino pascolando le capre con la figlia del guardiaparco. Da giovanetto, abitando vicino ai poderi pontini, giocavo sui fienili con i cani liberi di rincorrere le mucche, le oche, i tacchini… Ultimamente, un gatto tigrato, fuggendo da un cane che lo inseguiva per strada, scavalcò il mio cancello, rifugiandosi nel giardino. Aveva una zampa rotta. Cercai di curarlo, ma poi fui costretto a portarlo dal veterinario che gli ingessò una zampa medicandolo sul corpo. Dopo qualche tempo, l’ospite, guarito, scavalcò nuovamente il muro, mi gettò l’ultima guardata, dicendomi “miao” e sparì, tornando da dove era venuto. Un altro giorno una tortorella con un’ala rotta atterrò nel mio balcone. Cercai di curarla, bloccando l’arto, ma dovetti portarla alla Lipu per migliori cure più professionali. Anche se non volava più, quantomeno viveva con altri simili, saltellando.
Perché questi raccontini? Per manifestare il mio amore per gli animali come essere viventi liberi e non visti come dei semplici peluche od orsacchiotti da camera, oppure come sostituti di altri figli umani. La cosa che mi ha fatto ribrezzo è l’esposizione su tutti i media delle immagini di un leone completamente paralizzato, con il relativo commento, secondo cui si spendono undicimila dollari al mese per mantenerlo in vita. Si vorrebbero leggi per il biotestamento umano e poi si pubblicizza il fatto che si spendono tutti quei soldi solo per alimentare un falso senso di amore per gli animali. In ospedali italiani si sospendono cure essenziali per la vita dei malati per mancanza di soldi… e poi si gioca meschinamente, esaltando la nobiltà d’animo per un leone paralizzato! E’ assurdo! Quello non è amore; il mantenerlo in vita è pura cattiveria umana, mercificata per bassi scopi mediatici populisti. E poi si fa la pubblicità che con un dollaro si salva una vita in Africa! Vergogna a tutti i media!
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