Ci si può scherzare sopra quanto si vuole sul siparietto del premier albanese Edi Rama che tranquillamente spiega – ridacchiando – di aver organizzato l’anno scorso una operazione di “contrabbando” di vaccini Covid tra Italia ed Albania, visto che la Pfizer si rifiutava di fornirli al paese balcanico, ma Rama – forse involontariamente – ancora una volta ha sollevato il problema: quanto sono costati e costano i vaccini Covid e con quali contratti europei sono stati comprati?
Lui parla – scherzando – della “sponda” avuta dall’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che favorì l’operazione chiamando in causa i servizi segreti, ma la questione scandalosa e drammatica è che ad oggi – in piena somministrazione della quarta dose e in vista della quinta – ancora non si sa quanto l’Europa abbia pagato e paghi i vaccini a Pfizer e Moderna, con quali contratti siano stati comprati, con quali clausole e quali siano stati i dirigenti europei coinvolti nelle forniture.
Di sicuro è notizia di oggi che l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza contestano a Pfizer una evasione fiscale per l’astronomica somma di 1,2 MILIARDI di euro evasi solo per i profitti “italiani” dirottati dal nostro paese al Delaware, lo stato USA di Biden dove le imposte sono ridicole.
Risposte che sono state negate non soltanto al grande pubblico, ma perfino a quei numerosi deputati europei che più volte lo hanno chiesto a Strasburgo, ma a cui si è concretamente risposto soltanto con uno scandaloso silenzio.
Il caso dell’Albania, tenuta ai margini delle forniture perché i vaccini aveva difficoltà a pagarseli, ha nuovamente scoperchiato uno dei più brutti “affari” cui la Von der Lyener non vuole rispondere e che chiamano in causa suo marito (collaboratore della società farmaceutica Orgenesis) e tutta la Commissione che ha scelto alcuni vaccini bocciandone altri e quindi coinvolge anche l’Agenzia Europea del farmaco (EMA) che ne ha avallato le mosse.
Fuori dall’Europa mezzo mondo si è vaccinato con i vaccini russi e cinesi che – pur considerati leggermente meno sicuri – di fatto costavano molto meno, mentre l’Europa ha scelto Pfizer e Moderna dopo la “squalifica” di AstraZeneca.
Una “gara” a colpi di indiscrezioni giornalistiche che ha demolito il prodotto della multinazionale anglo-svedese facendo vincere a mani basse il ben più costoso prodotto americano con aziende che hanno goduto di enormi profitti.
Ancora non si sa se il comportamento europeo sia stato effettivamente basato su dati corretti o se abbiano contato molto anche le spinte e controspinte politiche e finanziarie di chi ha realizzato un profitto colossale sulla pelle di centinaia di milioni di europei, con margini paragonabili solo alle successive speculazioni sul prezzo del gas, ma sempre nel tacito assenso o perlomeno l’assoluta impotenza dei vertici europei.
Giusto per dare un’idea, secondo i dati non ufficiali raccolti da OCPI (l’osservatorio sui conti pubblici italiani) e ANAC pubblicati il 22 febbraio di quest’anno, un vaccino AstraZeneca sarebbe costato all’ Europa intorno agli 1,79 euro contro i 22,82 euro (ventidue!) pagati – si presume, perché ufficialmente non si sa – a Pfizer e Moderna. Con tutta la cautela del caso circa la raccolta dei dati – difficile proprio per l’evidente boicottaggio a fornirli – siamo davanti ad una problematica di 2,8 miliardi di euro, ovvero 10 euro per europeo!
Sarebbe ora che ci fossero quindi indagini serie a rassicurare tutti sui traffici più o meno sussurrati che sono girati e girano a Bruxelles e dei quali spesso si colgono solo le punte degli iceberg. Intanto la stessa Procura Europea ha ammesso di aver aperto finalmente un’inchiesta, ma sarebbe interessante sapere come proseguano le indagini.
Perché non arriva – anche (e soprattutto) dall’Italia – la richiesta formale di chiarimenti su tempi, prezzi, fornitori, concorrenza e personaggi coinvolti? L’occasione di un nuovo scenario politico italiano può anche essere per esercitare una forte pressione su Gentiloni per questa richiesta di trasparenza che sale dal basso.
Il tempo è maturo: siamo arrivati alla quarta e quinta dose (venduta carissima pure questa), ma stavolta non c’è più l’emergenza e i vaccini vengono tuttora venduti a 15-20 volte il loro presunto costo industriale, altro che il corretto ammortamento delle spese di studio a suo tempo sostenute!
Questa trasparenza è necessaria, ne va non solo della credibilità dei vertici dell’Unione, ma anche per convincere milioni di persone che il vaccino sia non solo sicuro, ma soprattutto effettivamente utile e non serva solo per rimpinguare un grande business cresciuto dietro la pandemia.