La manovra economica di quest’anno è e resta una manovra sostanzialmente di rinvio e di attesa, rimandando l’aumento dell’IVA ma aumentando il deficit. Il resto sono spiccioli che contano pochissimo, non risolvono problemi ma – per contro – non creano grandi disastri.
Eppure anche su queste questioni marginali tutti corrono a metterci la bandierina quando – se ci fosse una vera prospettiva di governo – i dissidi dovrebbero al massimo essere sui grandi temi, non sulle sciocchezze.
La “tassa sulla plastica” è un esempio. Che il mondo sia invaso dal peraltro indispensabile uso delle materie plastiche è vero, ma la demagogia è sovrana. All’estero – soprattutto nei paesi più poveri – si usa largamente plastica “cattiva” e non biodegradabile (spesso prodotta proprio nei nostri paesi dove è vietata) ma non si fa nulla per incentivare a livello planetario il cambiamento, anzi.
Mari pieni di plastica e microplastiche, bottiglie abbandonate a milioni, rifiuti galleggianti che creano la morte di pesci ed habitat; nessun organismo sovranazionale ha imposto regole di utilizzo e di recupero.
Penso a quanti posti di lavoro e a quali vantaggi collettivi si arriverebbe incentivando la raccolta della plastica abbandonata nel mondo, pagando chi la recupera e la deposita in centri di raccolta organizzati per il suo riciclo e smaltimento. L’Italia vuol fare qualcosa di buono nel mondo, tangibile e visibile? Finanzi e promuova nel terzo mondo piani come questo, aiutando l’ambiente, finanziando gente senza lavoro, con un recupero energetico certo.
Ma avete mai visitato un villaggio africano o una bidonville per vedere quanti cumuli di plastica sono sparsi in giro, abbandonati e spostati dal vento?
Intanto la pubblicità si è impadronita del fenomeno così ora vedete spot su “Eco” dappertutto con scritte perfino sulla bottiglia (di plastica) dell’acqua minerale con l’etichetta che parla di “acqua ecologica” senza pensare al contenitore. In molte parti del mondo per evitare di consumare plastica le bevande non sono più vendute a bottiglia, ma acquistate da contenitori comuni e conservate in dispenser personali, “bottigliette” (spesso termiche) riutilizzabili. In Italia neppure se ne parla e allora – se questa manovra doveva ridurre la plastica – forse dovrebbe innanzitutto
puntare almeno a far conoscere queste novità tecnologiche.