On. Massimo Romagnoli, presidente del Movimento delle Libertà. È recente la tua visita a New York. Com’è andata?
Direi una meraviglia, oltre le mie aspettative. Sono rientrato negli USA da uomo libero e spensierato, in uno dei Paesi che ammiro per aver dato opportunità di crescere e arricchirsi a tanti italiani che sono arrivati diversi anni fa e oggi sono personaggi importanti nel campo imprenditoriale, legale e giuridico, della ricerca, nel campo politico. Oggi sono loro i nostri veri ambasciatori.
Ti porti dentro qualche rancore nei confronti degli Stati Uniti?
Assolutamente no. Gli americani hanno fatto un errore e lo hanno riconosciuto. Quello che ho vissuto è stato un periodo che mi ha fatto capire chi sono i veri amici. Ho studiato tanto: ho migliorato l’inglese, ho imparato lo spagnolo, ho conseguito due master con Harvard. Mi dispiace solo di aver fatto soffrire i miei figli, anche se oggi sono persone più forti anche grazie a questa esperienza. Mi dispiace aver fatto soffrire mia madre e la mia compagna. Persone che non hanno mai perso la speranza. Oramai il passato non possiamo cambiarlo, ma il futuro sì.
Ma veramente vuoi presentare una lista Mdl nel Nord e Centro America? Come mai questa scelta? Finora il Mdl ha operato perlopiù in Europa…
Si è vero, il Movimento delle Libertà è l’unico partito – oltre al MAIE di Ricardo Merlo – che si occupa seriamente delle problematiche degli italiani all’estero. Pertanto acquista credibilità ovunque. Questo anche grazie ad una segreteria politica seria: mentre altri dicono di avere delle sedi in giro per l’Europa o per il mondo, sedi che in realtà sono fittizie, noi esistiamo davvero. Non raccontiamo chiacchiere. Anche per questo il Movimento delle Libertà crea curiosità e interesse oltre confine.
In Europa come procede la costruzione del network?
Non sono mai stato così organizzato e forte come oggi. Grazie alle elezioni dei Comites abbiamo 69 consiglieri che si riconoscono nelle politiche del Movimento delle Libertà. Ho un team di collaboratori ben rodato, professionisti agguerriti e fedeli.
Ti sei candidato al Comites di Bruxelles e sei stato eletto. Sei stato eletto anche al CGIE, il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero. Il prossimo obiettivo qual è, l’elezione in Parlamento?
Esatto. Ho voluto intraprendere lo stesso percorso iniziato nel 2004, quando sono stato eletto consigliere del Comites Grecia, poi presidente dello stesso Comites e successivamente Consigliere CGIE; per poi essere eletto in Parlamento nel 2006. Oggi sono più pronto che mai. Da oltre vent’anni, ormai, mi occupo degli italiani all’estero. Oggi posso dire che è la prima volta che mi presento agli elettori con una vera organizzazione politica, una vera e propria macchina da guerra. Ho avuto il coraggio di presentare liste politiche senza nascondermi dietro simboli per paure varie. In tanti mi dicono che sono stato coraggioso.
Punti ad essere eletto in Parlamento dunque. Per te sarebbe un ritorno nel Palazzo. Cosa ti ha lasciato l’esperienza parlamentare? E perché vuoi ritornare? Cosa ti spinge?
L’esperienza nel Palazzo mi ha lasciato la forza di poter fare qualcosa per gli italiani all’estero; a differenza di altri, se vincerò – cosa difficile, ma non impossibile – non farò il parlamentare per uno stipendio, ma perché devo e voglio risolvere tante problematiche che riguardano gli italiani nel mondo. Problematiche che tutti si vantano di affrontare, ma parliamoci chiaro: negli anni non è stato risolto nulla. La verità è che gli eletti all’estero, tranne qualche eccezione, hanno lavorato solo per se stessi, non per i nostri connazionali oltre confine.
Questa legislatura sembra ormai essere finita. Le diverse forze politiche appaiono tutte agli ordini di Mario Draghi. Secondo noi di fatto Draghi ha esautorato il parlamento. Sei d’accordo? Come la vedi?
Sì, sono d’accordo: questa legislatura ormai è finita. I partiti stanno scoppiando. Draghi? Per gli italiani all’estero non ha fatto assolutamente nulla. Ha però saputo gestire bene, secondo me, i soldi che sono arrivati dall’Europa, per gli italiani d’Italia. Anche se di quelli oltre confine se n’è fregato totalmente.
Gli eletti all’estero nei partiti romani sembrano non saper rispondere alle esigenze degli italiani nel mondo. Del resto, i problemi dei nostri connazionali, dall’Imu ai servizi consolari, restano tutti lì sul tavolo. Non sarebbe necessaria una scossa? Come?
La maggior parte degli eletti all’estero che oggi siedono in Parlamento sono degli incapaci, se non degli inutili. Direi anche degli snob. Si sentono potenti, ma in realtà, all’interno del sistema politico italiano, contano come il due di coppe quando la briscola è a spade. In Sicilia si dice: Onorevole carissimo, ca c’è a pignata ma Ii maccaruna unni sunnu… Sono bravi a partecipare a eventi e sagre. Ma di concreto che hanno fatto questi signori?
Draghi da quando è presidente del Consiglio non ha mai dedicato neppure una parola, un pensiero, agli italiani all’estero. Il gradimento nei suoi confronti è crollato al di sotto del 40%. Mai così in basso. Secondo te quale opinione hanno gli italiani nel mondo nei confronti del premier e di questo esecutivo?
Una pessima opinione, visto che – lo ribadisco – Draghi per gli italiani nel mondo non ha fatto assolutamente nulla. Oggi, pur con tutto il rispetto che nutro nei suoi confronti, gli direi di andarsi a riposare.
Mancano pochi mesi alle elezioni. In Parlamento, che noi frequentiamo periodicamente, tutti pensano soltanto a come assicurarsi una poltrona al prossimo giro…
E’ vero, si parla solo di questo nei corridoi di Camera e Senato: come assicurarsi la rielezione. Ma con la riduzione del numero dei parlamentari essere rieletti diventa ancora più difficile, essere inserito in una lista per più di qualcuno sarà una missione impossibile. Così si fanno lunghe code nelle segreterie di partito, si cerca di intercettare il segretario di partito per una buona posizione in lista; ma ancora è presto per questo.
Guerra in Ucraina: l’Italia dovrebbe continuare ad inviare le armi a quel Paese? Oppure dovrebbe assumere atteggiamenti più neutrali e continuare a negoziare per la pace?
Dovrebbe negoziare per la pace, senza alcun dubbio. Penso che questa politica non ha fatto altro che aumentare gli scontri: la Russia avanza sempre di più, non è mai indietreggiata di un metro. I cittadini europei sono i veri perdenti: stanno pagando tutte le conseguenze di questa guerra, con l’aumento delle bollette, dei biglietti di aerei, treni e navi; con aumenti del carburante, diminuzione del turismo, con l’incertezza verso il futuro. Certi cervelloni che rappresentano governi e istituzioni ci spiegassero a cosa sono servite tutte queste azioni, dalle sanzioni all’invio delle armi…
Dì la verità: il tuo obiettivo è davvero presentare liste MdL o candidarti in una lista di partito? Magari con Forza Italia o con una lista del centrodestra unito?
Oggi è prematuro parlare di questo, direttore. La prego di rifarmi questa domanda ad ottobre. Intanto io corro come MdL; se ci saranno le condizioni per una alleanza con programmi seri, potremmo anche valutare; ma eventuali alleanze le faremmo sempre con il centrodestra.
E’ esploso il Movimento 5 Stelle. Come spieghi la scelta di Luigi Di Maio di strappare?
Di Maio è stato sempre ambizioso. Lo sono stati, in passato, anche personaggi come Fini o Alfano… che oggi sono spariti. Forza Italia invece esiste ancora e Berlusconi è sempre lì, determinante in qualsiasi situazione.
In conclusione, perché al prossimo giro i connazionali dovrebbero votare MdL? E perché dovrebbero scrivere Romagnoli sulla scheda elettorale?
In Europa devono votare Movimento delle Libertà perché è l’unica forza politica onesta che si interessa davvero delle problematiche degli italiani all’estero. E lo fa senza chiedere mai un contributo, mai il costo del servizio. Con fondi propri. Romagnoli sulla schede elettorale perché, me lo consente, credo di essere l’unico che può risolvere i problemi con forza e determinazione. Sono stato punito da innocente e ne sono uscito a testa alta, con assoluzione piena, in quanto estraneo ai fatti. Con tanto di risarcimento. Ho sempre lavorato in Europa, ho ascoltato i connazionali in continuazione e ogni volta che ho potuto ho risolto i loro problemi. Non sto comodamente seduto su una poltrona a Roma, non cerco gli elettori solo in campagna elettorale. Sono certo di poter contare, oggi, con più di 40mila voti, grazie ai miei collaboratori e ai miei consiglieri. E queste non sono chiacchiere.
Ho gruppi veri a Bruxelles, Mons, La Louviere, Genk, Charleroi, Liegi, Achen, Dusseldorf, Dortmund, Munster, Colonia, Leverkusen, Wuppertal, Bonn, Francoforte, Mainz, Wiesbaden, Mannheim, Worm, Saarbrucken, Stoccarda, Badén Badén, Friburgo, Munich, Norimberga, Amburgo e Hannover, Basilea, Zurigo, Lucerna, Berna, Losanna, Ginevra, Sion, Lugano, Montecarlo, Nizza, Marsiglia, Lione, Grenoble, Metz, Parigi e Lilla, Londra, Liverpool, Bolton Manchester e Bedford. E ancora: Madrid, Barcellona, Valencia, Benidorm, Murcia, Malaga e Tenerife, Atene, Salonicco, Volos, Patrasso, Kavala, Igumenizza, Istanbul, Izmir, Sofia, Tirana, Valona, Durazzo, Scutari, Bucarest, Budapest, Bacau, Alba Julia, Pitesti, Podgorìca, Praga, Lubliana, Vienna, Innsbruck, Varsavia, Tallin, Amsterdam e Lussemburgo.
Lavoro quattordici ore al giorno e spesso sacrifico il sabato e la domenica. Mi considero un lottatore, un padre di tre fantastici figli, un compagno di una donna eccezionale, un fratello e un figlio di una mamma orgogliosa. Vince sempre chi più crede e chi veramente fede in Dio.