Roma – “Secondo noi l’Unione Europea dovrebbe fare meno, ma fare meglio. Dovrebbe tornare alla sua idea originale: un’alleanza di nazioni che si occupa di poche cose ma importanti. Esattamente il contrario di quello che è accaduto. Si è occupata di tutto tranne che, per esempio, di proteggere i confini europei dall’immigrazione illegale, proteggere il mercato interno dalla concorrenza sleale cinese, eccà”. Così l’onorevole Nicola Procaccini, capogruppo dei Conservatori Europei e Riformisti a cui aderisce Fratelli d’Italia, all’agenzia Dire sulle critiche di Antonio Tajani nei confronti dello slogan ‘Meno Europa’ della Lega.
Sulla nomina della nuova presidente della Commissione europea, il gruppo dei Conservatori Europei e Riformisti giocherà una partita in proprio o insieme al Partito Popolare Europeo?
“In proprio è impossibile naturalmente perché non è una scelta che compete ai partiti politici: l’indicazione del Presidente della Commissione è figlia del Consiglio europeo – ha spiegato Procaccini – ovvero dell’incontro fra i governi nazionali che stabiliscono chi deve fare il presidente della Commissione europea, chi del Consiglio e chi l’Alto rappresentante. I partiti politici hanno un ruolo secondario rispetto ai governi, invece stranamente si vogliono mettere sempre davanti ai governi. Noi siamo per il rispetto dei trattati, e i trattati dicono che non è materia di competenza dei partiti politici, ma dei governi”.
Ventisette Stati e la difficoltà, spesso, di raggiungere degli accordi tra i membri. Restringere il campo per le decisioni importanti è la soluzione?
“Noi siamo contrari al superstato federalista che si vuole realizzare”, ha detto Procaccini.
“Noi difendiamo di nuovo l’idea originale, ovvero una confederazione di Stati nazionali. Viceversa, in questi anni – ha proseguito – abbiamo assistito a questo forcing delle sinistre per arrivare ad uno Stato federalista che riduce le nazioni sostanzialmente a degli enti territoriali amministrativi, come fossero dei comuni. Questo è un progetto che respingiamo con forza. Difendiamo la nostra appartenenza nazionale, continuiamo a pensare che sia l’unica appartenenza possibile. D’altra parte ci rendiamo conto che un’alleanza di nazioni è preziosa laddove in grado di fare meglio delle cose che gli Stati nazionali da soli non sarebbero in grado di fare con lo stesso livello di efficienza. Ma queste sono le uniche cose di cui dovrebbe occuparsi l’Unione europea. Quindi noi respingiamo il progetto degli Stati Uniti d’Europa perché l’Italia non è né l’Iowa né l’Alabama, l’Italia è una nazione”.
Sanità, ambiente e sicurezza alimentare, quali sono le priorità del prossimo Parlamento europeo su questi temi?
“Purtroppo quella Commissione è stata un po’ il luogo dove sono state conferite tutte le follie del cosiddetto ‘green deal’ di Frans Timmermans – ha spiegato Procaccini – un modello di transizione verde che poggiava sul presupposto che gli esseri umani nuocciono alla natura e, quindi, per far star bene la natura bisogna far star male gli uomini. Noi, ovviamente, contestiamo questo approccio, che ricorda una matrice ideologica sconfitta nel secolo scorso. Noi – prosegue ancora l’onorevole – pensiamo che la natura abbia bisogno degli esseri umani come gli esseri umani della natura, pertanto questo rapporto di integrazione deve essere conservato. Significa, quindi, respingere tutte quelle derive che poi non hanno fatto altro che consegnare l’Europa ad altri modelli industriali, come quello cinese che di certo non si pone l’obiettivo di difendere l’ambiente”.
L’estate è alle porte, cosa si prospetta per il settore balneare?
“È una battaglia iniziata tanti anni fa a difesa di una delle eccellenze italiane, cioè l’offerta turistica balneare. È una battaglia ancora in corso – ha continuato l’onorevole – i cui esiti onestamente sarebbe difficile pronosticare oggi”, ha detto Procaccini. Sul piano europeo “si sta lavorando sulla mappatura delle coste per dimostrare che la scarsità del bene sostanzialmente non esiste. O meglio, si possono fare concessioni, gare per le concessioni future, ma bisogna rispettare tutti gli sforzi, gli investimenti fatti da generazioni di italiani negli anni passati.
Come finirà?
Adesso è prematuro. Una cosa è certa: noi rifiutiamo l’idea di una confisca dei sacrifici fatti dagli italiani nel corso dei decenni, persino precedenti non solo alla Bolkestein ma alla Costituzione italiana. Quindi, è una situazione chiaramente diversa quella dell’Italia o della Spagna o della Grecia da quella delle grandi spiagge della Scandinavia. L’idea di poterle omologare, secondo me, è un tipico esempio di invasione di campo dell’Unione Europea”, ha concluso.