Una ‘Leopolda dei poveri’ per spazzare via tutto ciò che la pandemia, la guerra e la crisi energetica non sono riuscite ad eliminare, facendo ‘tabula rasa’ per lasciare un foglio bianco alle nuove generazioni. Fa tappa questa sera a Roma, al Teatro Parioli, il tour teatrale di Gene Gnocchi, con una ‘serata evento speciale’ e un monologo dal titolo ‘Il Movimento del Nulla’. Una vera e propria convention, dai contorni comici ma ‘assolutamente politici’, facilmente intuibili anche dal sottotitolo: “Non manterremo le promesse, ma noi ve lo diciamo prima”.
Una parodia della politica di oggi, insomma, che si trasformerà però in un ‘vero’ movimento con tanto di inno, ma anche tessere del partito e gadget elettorali distribuiti a fine serata.
Per saperne di più la Dire ha intervistato Gene Gnocchi, autore dello spettacolo insieme a Luca Fois, Massimo Bozza e Cristiano Micucci. Sul palco, nei panni del portavoce di ‘Gene Gnocchi Presidente’, l’attore Diego Cassani.
Gnocchi, intanto: sicuro che è solo parodia? Non è che alle prossime elezioni si candida anche lei?
“Non è assolutamente una parodia, è la discesa in campo di un movimento nuovo che porterà gli italiani finalmente a tornare a votare, visto che ormai non lo fanno più da tempo, e soprattutto porterà persone come Meloni, Salvini, Schlein, Renzi, Calenda e Conte a trovarsi un lavoro vero, perché noi spazzeremo via questa politica di adesso”.
Cosa intende per ‘Movimento del Nulla’? Vede così oggi la politica italiana?
“Il nostro obiettivo è fare quello che non è riuscita a fare la pandemia, che non è riuscita a fare la guerra e che non è riuscito a fare l’asteroide: noi vogliamo azzerare completamente il quadro generale per permettere alle giovani generazioni di ricostruire tutto senza preconcetti, frasi fatte e soliti slogan”.
Con questo spettacolo lei vuole far ridere il pubblico, ma anche farlo riflettere. Qual è il messaggio che vuole trasmettere, a parte fare ‘tabula rasa’ nella politica?
“Il nostro messaggio è riassunto nei nostri capisaldi, che sono: noi non manterremo le promesse ma almeno ve lo diciamo prima, basta truffe agli anziani ma truffe a tutti, saremo un governo ladro anche quando non piove, ricostruiremo l’Italia abusivamente, lavorare meno lavorare voi. Ma soprattutto noi abbiamo un programma capillare e la soluzione per ogni settore della vita politica italiana“.
Alle ultime elezioni, lo ha anticipato lei prima, circa il 50% dei cittadini ha disertato le urne. Esiste secondo lei un modo per far tornare la voglia di andare a votare agli italiani?
“Il nostro, siamo qui per questo. Io mi sono immolato perché sono la nuova politica, che parte proprio da noi”.
In questo monologo lei mette in atto una vera e propria ‘convention’ con tanto di inno e gadget. Poi c’è lo slogan: ‘Non manterremo le promesse, ma noi ve lo diciamo prima’. Davvero i partiti oggi non sono in grado di mantenere alcuna promessa?
“Lo vediamo quotidianamente, i partiti ormai sono all’ultimo stadio. Ma voglio dire una cosa interessante sull’inno: sarà il pubblico a sceglierlo, noi faremo sentire due inni assolutamente antitetici, per cui il pubblico, per alzata di mano, decreterà quale sarà l’inno del nulla”.
Modello piattaforma Rousseau, insomma…
“Sì, però noi non abbiamo la piattaforma Rousseau, ma la piattaforma Brigitte Bardot”.
Senta, ma non c’è il rischio di essere un po’ ‘populisti’ generalizzando e sostenendo che tutti i partiti siano bugiardi?
“Populisti? Ma no, è la verità. Noi ci muoviamo oltre i partiti, siamo il movimento che spazzerà via questa politica un po’ vetusta e desueta. Abbiamo questo obiettivo e chiamiamo la gente, come al Teatro Parioli, proprio perché venga a vedere e a toccare con mano la novità”.
Lei è nato nel 1965 e ha avuto modo di vivere in prima persona i partiti del Novecento italiano. Erano molto diversi da quelli di oggi?
“Bè, non c’è paragone, tra l’altro frequento talk politici da 5/6 anni e sono venuto a contatto con tutti i politici che ci sono adesso. Devo dire che l’impressione che ne ho ricavato è che… non posso dirla qui per motivi di buon costume”.
Sono più ironici i politici di destra, di sinistra o di centro?
“Fanno tutti finta di essere ironici, in realtà rimangono male tutti. Fanno finta di ridere perché gli dicono di fare così”.