Un calabrese che all’estero ha realizzato tutti i suoi sogni, ma che non ha mai dimenticato le sue radici, la sua terra. Tanto da volerci tornare da Senatore. Per chiudere quel cerchio che si è aperto 58 anni fa a Trebisacce, rinomata località marina dell’Alto Jonio, dove Vincenzo Odoguardi è nato e cresciuto fino alla maggiore età.
Il percorso di studi lo ha poi portato lontano dal mare: prima all’Università di Reggio Calabria e poi in Gran Bretagna col programma ‘Erasmus’. Quindi a Boston per un corso di perfezionamento.
In Calabria il padre voleva cedergli il posto fisso come ufficiale postale, un tempo funzionava così, ma Vincenzo aveva altri piani: “Il mio sogno era quello di diventare un imprenditore, e sentivo che avrei potuto farlo da un’altra parte del mondo”.
Architetto di formazione, passaporto italiano e americano, sette lingue parlate (inglese, spagnolo, francese, arabo, russo, portoghese, oltre ad un eccellente italiano), oggi Enzo Odoguardi è uno degli imprenditori italiani di successo tra i più influenti a Boston, la città più grande dello Stato del New England.
Alla fine, non ha mai fatto l’architetto e nemmeno l’urbanista. Ha lavorato in Africa, in Europa, nei paesi del Baltico, in Russia, nei Caraibi, e in tante altre zone calde del mondo. Ha fatto prevalentemente il direttore tecnico di multinazionali famose e per lunghi anni è stato responsabile di importanti progetti come hotel e centri commerciali. Come il più grande hotel italiano a Sharm-El-Sheikh in Egitto, il “Coral Bay Hotel”, o il “Mega Centro” in Repubblica Dominicana, il più grande centro commerciale dei Caraibi.
Nel 2009 il Presidente della Repubblica gli ha conferito l’onorificenza di “Commendatore” dell’Ordine della Stella della Solidarietà. Ad un certo punto della sua vita da giramondo, Enzo Odoguardi è diventato anche “Console Onorario” nella Repubblica Dominicana. È stato poi presidente della Camera di Commercio Dominico-Italiana, così come della Camera di Commercio Europea, l’Eurocamara, con sede a Santo Domingo, incarico questo che gli ha consentito di conseguire l’onorificenza di Gran Priore dell’Ordine Bizantino del Santo Sepolcro di Malta OBSS, e di Gran Ufficiale dei Cavalieri Templari.
Nei mesi scorsi è diventato coordinatore MAIE Nord America ed a settembre aspira a diventare Senatore, mettendo tutta la sua esperienza al servizio degli italiani nel mondo, che ha imparato a conoscere da vicino negli ultimi 30 anni.
Vincenzo Odoguardi, ci spieghi la scelta di scendere in politica candidandosi alle prossime elezioni
Vivendo e lavorando all’estero, vorrei aiutare le tante comunità di italiani nei loro problemi quotidiani, a volte contemporanei e attuali, altre volte di lunga data e perfino storici. Oltre ad impegnarmi per incrementare il successo dell’imprenditoria italiana all’estero. Le comunità italiane sono diverse tra Nord e Centro America, hanno esigenze e problemi diversi, e quindi vanno trattate in modo differente, non ci può essere un’unica politica valida per tutti gli italiani nel mondo.
Cos’è il MAIE e perché i connazionali dovrebbero preferirlo agli altri partiti?
Il Maie è l’unico movimento nato all’estero, ideato e pensato appositamente per gli italiani che vivono all’estero. Non è un partito politico romano, un partito tradizionale. Noi siamo cresciuti con le comunità italiane all’estero e capiamo esattamente quelli che sono i problemi di chi risiede fuori dai confini nazionali. Non abbiamo altri punti in agenda se non quello di risolvere i problemi, rispondere alle esigenze ed ai bisogni, assistere i connazionali che vivono all’estero. Promuovendone il successo e quindi aiutandoli a vivere meglio la loro condizione di emigrazione. Facendo sì che possano continuare a contribuire alla crescita economica del loro paese di adozione, restando però sempre profondamente legati alla propria terra di origine.
Quali sono le tre priorità che le stanno più a cuore, qualora venisse eletto al Senato?
Parlare solo di tre priorità vorrebbe dire sminuire i tanti problemi che abbiamo all’estero. Sicuramente, una cosa che mi piacerebbe fare è iniziare ad aprire degli uffici che potremmo chiamare ‘Sportelli Italia’, o come vogliamo, che raccolgano i problemi delle varie comunità. Vogliamo spingere sull’imprenditoria dei giovani, sul turismo di ritorno, e vogliamo portare avanti le lotte ormai storiche come le pensioni, le tasse (come l’IMU), l’assistenza sanitaria. E poi manca un sostegno sul territorio: è evidente, infatti, che la rete consolare va potenziata, perché così com’è non è assolutamente sufficiente per soddisfare tutte le richieste degli italiani all’estero. Siamo italiani e vogliamo sentirci tali, con il supporto dello Stato che ci meritiamo. Gli italiani all’estero meritano il loro Ministero, un Ministero dedicato agli Italiani nel mondo, che è già esistito nel recente passato e attraverso cui garantire servizi migliori ai connazionali all’estero.
Quale promessa si sente di fare ai connazionali in Canada?
Nel caso dovessi essere eletto, dopo essere stato per tanti anni della mia vita al servizio degli italiani, mi impegno a dedicare il mio stipendio da Senatore all’apertura dei primi tre Uffici o ‘Sportelli Italia’: uno in Canada, uno negli Stati Uniti ed uno in America centrale, in modo da servire nel migliore modo possibile gli italiani all’estero.