Sono state indette ufficialmente, oggi venerdì 3 settembre, le elezioni per il rinnovo dei Comites. Fino a poche ora fa il Segretario generale del Consiglio generale degli italiani all’estero, Michele Schiavone, insisteva: l’appuntamento elettorale va rinviato, perché – questo il suo ragionamento – la pandemia nel mondo morde ancora ed è a rischio la partecipazione dei connazionali al voto. Ma non tutti nel CGIE la pensano allo stesso modo.
ItaliaChiamaItalia ha raggiunto telefonicamente Mariano Gazzola, vicesegretario generale CGIE per l’America Latina, che ci ha spiegato prima di tutto che certo, sarebbe stato meglio votare dopo la riforma dei Comites, ma questo non è stato possibile perché evidentemente non c’è stata la volontà politica di farlo da parte del governo. A questo punto, rimandare le elezioni causa Covid è – secondo Gazzola – del tutto inutile.
“Non capisco il motivo per cui si dovrebbero rinviare le elezioni. Posticiparle di qualche mese per cosa? Forse che in tre o quattro mesi sparirà il Coronavirus? Non è così. Esiste anche il rischio, inoltre, di perdere – con le prossima legge di stabilità – i 12 milioni di euro stanziati per l’organizzazione delle elezioni, anche perché l’attuale governo ha già dimostrato di non essere proprio amico degli italiani nel mondo”.
“In America Latina – prosegue – non conosco alcun Paese dove non si possano svolgere le elezioni. A novembre si vota in Argentina per le primarie del Parlamento, poco tempo fa si è votato in Cile; nessun Paese è in quarantena, in Uruguay non esiste il coprifuoco. E allora perché non rinnovare i Comitati degli italiani all’estero?”.
Secondo Gazzola, poi, “tutti i Consolati si sono già messi al lavoro, nelle varie zone del mondo si stanno costituendo le liste. Certo, il risultato della partecipazione dipenderà dal lavoro del governo, dalla campagna informativa che metterà in atto; valuteremo la capacità di questo esecutivo alla fine di tutto. Ma le elezioni si devono fare”.
“Esiste una posizione all’interno del CGIE che chiede il rinvio. Ma rinviare le elezioni causa Covid vorrebbe dire che si dovrebbe andare a votare quando il virus sarà stato del tutto debellato, e chissà se e quando questo accadrà. All’interno del CGIE c’è anche chi pensa, ed è il nostro caso, che rinviare le elezioni dei Comitati non risolve il problema. Certo, gli ostacoli per votare ci sono: mancanza d’informazione, risorse insufficienti, mancanza di personale nella rete consolare, il Fast It che non funziona. Ma sono tutti problemi che esistono da prima del Covid e che esisteranno anche dopo, se non si troveranno soluzioni adeguate. Rinviare le elezioni per qualche mese a quale risultato porterebbe? Ci troveremmo a marzo-aprile a discutere”.
La verità, continua Gazzola nel suo ragionamento, è che “la pandemia viene utilizzata non per posticipare le elezioni, ma per procrastinare le soluzioni ai problemi. Problemi che avremo anche tra cinque anni se non verranno risolti, se il personale non verrà aumentato. Con il governo precedente, in ben due leggi di stabilità, si sono trovati i fondi necessari per centinaia di nuove assunzioni al ministero degli Esteri; questo governo, tuttavia, ha rinviato i vari concorsi, più volte. Adesso il concorso è stato convocato per il 10 settembre, ci aspettiamo che sarà davvero così, sperando di non dover subire l’ennesimo rinvio”.
“Si è detto anche – prosegue il Vicesegretario CGIE per l’America Latina – che il problema delle elezioni a dicembre è che nell’emisfero australe ci sono ancora restrizioni legate al coronavirus, anche a causa dei ritardi per quanto riguarda i vaccini. Ma ribadisco, qui in Argentina tra qualche settimana si terrà un appuntamento elettorale e i cittadini voteranno in presenza; il Cile voterà a novembre. Le scuole qui hanno riaperto in presenza al cento per cento, tutto il personale della pubblica amministrazione lavora in presenza. E’ molto difficile, quindi, sostenere che non si possa votare adesso, anzi: se non si vota a dicembre, è probabile che dopo le vacanze estive – che qui da noi avvengono nei mesi di gennaio e febbraio –, quando le restrizioni si allentano e tutti ci sentiamo più liberi, riparta una nuova ondata a causa dell’aumento dei contagi. Dunque, in conclusione: per quanto riguarda l’America Latina, o si vota ora o a dicembre dell’anno prossimo, non certo tra qualche mese”.
“Se poi ci fosse qualche caso isolato di un Paese in cui non si possono svolgere le elezioni per una questione molto locale, la legge prevede che lì si possano annullare. Ma sono casi isolatissimi, nella stragrande maggioranza delle nazioni del mondo si può votare. La partecipazione al voto? Il problema, tra gli altri, è che il governo non muove un dito per informare in maniera adeguata i connazionali, un problema che abbiamo avuto in passato e che, se la situazione non cambierà, avremo anche in futuro”, conclude Gazzola intervistato da Italiachiamaitalia.it