Federica Onori, deputata del Movimento 5 Stelle eletta nella ripartizione estera Europa, ha 34 anni ed è nata ad Albano Laziale, in provincia di Roma. Ha vissuto all’estero in diversi Paesi europei: inizialmente per motivi di studio, e sempre grazie a borse di studio, ha vissuto in Spagna, Francia e Germania. Poi, per lavoro, si è trasferita a Bruxelles, in Belgio, dove si è occupata di analisi statistico-economiche presso la Commissione Europea. Da lì, è arrivata da qualche settimana a Roma: è lei l’unica eletta all’estero nel partito guidato da Giuseppe Conte, che in Europa ha raccolto oltre 65mila voti di lista. Federica ha conquistato il suo seggio grazie alle sue 8.354 preferenze personali. ItaliaChiamaItalia.it l’ha intervistata per voi.
Federica Onori, deputata M5S eletta alle Politiche 2022 nella ripartizione estera Europa. Come vivi l’esperienza di essere per la prima volta in Parlamento? Quali sono le tue emozioni a livello umano, ma anche politico?
Per me è un immenso onore ed una grande responsabilità sedere in Parlamento e rappresentare le cittadine ed i cittadini italiani alla Camera dei Deputati. Sono stata eletta nella circoscrizione Estero e, tra tutti gli otto eletti in questa circoscrizione alla Camera, sono la più giovane e purtroppo anche l’unica donna. Difficile quindi non far partire le mie considerazioni politiche da questo vuoto di rappresentatività.
La società e la politica italiane hanno sempre sofferto di uno squilibrio di genere. Stabilendo una “parità” tra uomini e donne più teorica che reale. Una parità che si può leggere chiaramente in diversi articoli della nostra Costituzione (ad esempio negli articoli 3, 37 e 51) ma che si intravvede meno chiaramente nella realtà della vita di molte cittadine e cittadini italiani. Nella mia attività di parlamentare non farò mancare il mio lavoro ed il mio impegno per contribuire ad invertire questa tendenza.
Quali sono gli obiettivi principali che ti sei proposta di raggiungere in questa prima parte di legislatura? Quali, in particolare, quelli che riguardano gli italiani all’estero?
In generale sento la responsabilità di avere la straordinaria occasione di poter lavorare per il bene del Paese nel suo complesso. Sono onorata di essere qui e farò del mio meglio in ogni contesto. Mi fa piacere dire che sono stata eletta Segretario nell’ambito della mia commissione di appartenenza (Affari esteri e comunitari). Considero la III Commissione una commissione chiave, degna della massima attenzione soprattutto in questo momento storico così delicato e complesso a livello internazionale.
In merito agli italiani all’estero, confermo che la mia principale battaglia nel corso di questa legislatura sarà proprio quella di far sentire la loro voce. Ricordo che parliamo di cittadini che, nella stragrande maggioranza dei casi, danno lustro al Paese anche diffondendo la nostra cultura oltreconfine. Aggiungo che c’è un ampio spettro di temi su cui lavorare, si pensi solamente al miglioramento dei servizi consolari, ad un’ampia opera di riforma del sistema fiscale spesso iniquo rispetto agli italiani all’estero così come a un ripensamento complessivo delle modalità di voto. Voglio essere ottimista e pensare che al termine di questi cinque anni tali obiettivi saranno divenuti misure concrete.
Giuseppe Conte è stato il primo premier a coinvolgere un eletto all’estero nel governo. Nell’attuale esecutivo Meloni non c’è alcun eletto all’estero nelle stanze dei bottoni. Come commenti?
Sono sincera: mi dispiace, ma non sono sorpresa. In una certa parte della politica, c’è da sempre una sorta di strisciante indifferenza per quanto concerne chi fa scelte di vita che portano all’estero, dimenticando che tali persone non smettono di essere parte integrante della comunità di origine solo per un cambio di residenza. Sembrerò di parte, ma non posso fare a meno di aggiungere che, anche in questo caso, emerge la non comune lungimiranza e ampia visione del Presidente Conte.
Questo governo, ormai è chiaro a tutti, ha intenzione di ridurre significativamente il reddito di cittadinanza, il principale cavallo di battaglia del M5S. Immagino che il Movimento sia già pronto a portare avanti una forte opposizione su questo… È così?
Certamente! Noi siamo pronti a difendere ad ogni costo questa misura di equità che ha salvato dalla miseria un numero incredibile di persone, spesso sottraendo manodopera a basso costo alla criminalità organizzata. Le critiche al RdC il più delle volte sono vuoti slogan slegati dall’osservazione della realtà, dell’impatto che tale misura di equità ha avuto su moltissime persone che altrimenti sarebbero inevitabilmente scivolate in situazioni di estremo degrado senza alcuna via di uscita.
Ci tengo a ricordare che, come più volte evidenziato dal Presidente Conte, stando alle stime del rapporto annuale ISTAT, pubblicato a luglio di quest’anno, il RdC, insieme ad altre misure erogate dal secondo governo Conte, ha salvato dalla povertà assoluta un milione di cittadini, ossia circa 500 mila famiglie. Povertà assoluta. Chi critica il RdC ha la minima idea di cosa significhi povertà assoluta? A costoro è mai capitato di dover scegliere se pagare una bolletta oppure fare la spesa?
Sul tema, non sono pochi coloro che giudicano il reddito una misura assistenziale più che un modo per aiutare chi è in cerca di lavoro a trovarlo. Secondo i più critici, inoltre, il reddito – per com’è stato concepito – è un disincentivo a trovare lavoro, soprattutto per i più giovani. Sarebbe diseducativo, insomma. Cosa c’è di sbagliato – se c’è – in questi concetti?
Il problema non è il Reddito di Cittadinanza, un problema ben più serio in Italia è l’assenza del salario minimo. Noi da sempre ci battiamo per misure che riportino concetti come dignità ed equità nel contesto del mercato del lavoro e della società nel suo complesso. Sono ben altre le cose che trovo diseducative. Trovo, ad esempio, diseducativo che non si percepisca il salario minimo alla stregua di una priorità. Trovo diseducativo, per non dire disumano, che chi adesso è “nelle stanze dei bottoni” si preoccupi di alzare il tetto del contante anziché adoperarsi per evitare che chi è con l’acqua alla gola sia forzato ad accettare anche offerte di lavoro non dignitose.
Cosa pensi di Comites e CGIE, organismi di rappresentanza di base degli italiani nel mondo? Vanno riformati? Come? Oppure vanno addirittura aboliti o, ancora, vanno bene così come sono?
Tutto è sempre migliorabile, su questo non c’è dubbio. Non bisogna tuttavia fare mai l’errore di buttare via il bambino con l’acqua sporca. Comites e CGIE hanno il grande merito di dare voce a istanze e necessità della nostra importante comunità di italiani all’estero. Ovviamente, anche alla luce del mutare dei tempi e della costante evoluzione delle nostre società, ciclicamente sono sempre necessari processi di riforma che rendano gli strumenti a disposizione realmente adeguati ad affrontare le sfide del presente. Maggiore coordinamento e connessione con le realtà rappresentative nazionali sono solo un aspetto su cui ho intenzione di lavorare. Tra l’altro ricordo che, a sei mesi dall’elezione dei nuovi consiglieri degli oltre 110 Comites, si attende ancora la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto di nomina del Presidente del Consiglio dei ministri di venti membri del CGIE. Ecco, mi auguro che questo Governo dimostri nei fatti di non trascurare i cittadini italiani residenti all’estero.
Voto all’estero: un meccanismo che fa acqua da tutte le parti. Dopo le elezioni, Pd centrodestra e MAIE si sono riuniti in conferenza stampa per assicurare al mondo che ad inizio legislatura si sarebbero dati da fare per arrivare ad una riforma del voto oltre confine. Vedremo. Ma intanto, quali sono, per il M5S, le modifiche da adottare per avere un voto all’estero trasparente e sicuro?
Il M5S è sempre stato all’avanguardia per quanto concerne l’utilizzo delle nuove tecnologie. Posso affermare senza ombra di dubbio che è nel nostro DNA In .questo caso dal nostro punto di vista è necessario immaginare di integrare le modalità di voto a disposizione con il voto online. Una modalità sicura e trasparente connessa all’identità digitale. I vantaggi sarebbero molteplici come ad esempio: risparmio dei costi, velocizzazione dell’operazione e certamente prevenzione di ogni forma di brogli. Aggiungo soltanto che, nella nostra prospettiva, c’è un legame indissolubile tra efficacia e sicurezza del voto da una parte, e democrazia attiva e partecipativa dall’altra.
Saresti favorevole ad abolire le preferenze all’estero e dunque passare alle liste bloccate, un po’ come già avviene in Italia?
Noi del M5S siamo sempre stati interessati soprattutto alla sostanza, ai contenuti. Mi sento, quindi, di dire che in entrambi i casi noi continueremo a
portare a casa risultati elettorali importanti, mettendoci al servizio delle persone con sincerità e senza secondi fini.
In conclusione, se potessi avere davanti tutti quegli italiani residenti in Europa che ti hanno votato, consentendoti di conquistare un seggio a Roma, cosa diresti loro?
Innanzi tutto, li ringrazierei dal profondo del cuore per la fiducia accordata. Essere qui è per me un grande onore e una seria responsabilità. Ogni giorno ricordo a me stessa che sono qui grazie a tutti loro e ogni azione che compio in Parlamento è volta a costruire un percorso che mi consenta di mantenere tutte le promesse fatte durante la campagna elettorale.