Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, in tour in Emilia-Romagna per incontri elettorali in vista del voto del 26 gennaio, lancia una diretta Facebook dalle porte del comune di Bibbiano, epicentro simbolico dell’inchiesta sugli affidi in Val d’Enza.
“Siamo stati i primi ad arrivare” a Bibbiano, dice Meloni, “saremo gli ultimi ad andarcene”, assicura. “Una civilta’ degna di questo nome – aggiunge Meloni – di fronte all’eventualita’ di famiglie ingiustamente private dei loro figli perche’ sui bambini si potessero guadagnare dei soldi non e’ una civiltà”. “Vogliamo che i responsabili paghino in maniera esemplare, che la giustizia sia veloce e che i fatti di Bibbiano e della Val d’Enza siano un campanello d’allarme sul sistema degli affidi in Italia e su quello che non funziona” sugli affidi.
“Su Bibbiano – continua – non siamo noi a dover chiedere scusa. Hanno chiesto le nostre scuse perché hanno revocato i domiciliari al sindaco Pd di Bibbiano, ma i capi di imputazione nei suoi confronti sono stati confermati e aumentati: siamo arrivati a 108 capi di imputazione. Dobbiamo chiedere scusa? Noi vogliamo la verità, non chiedere scusa. Se poi saranno innocenti, viva Dio, meglio. Ma ad occhio non è così”. In Emilia Romagna “come centrodestra pensiamo di vincere”, “credo che la Lega farà ottimi risultati”.
Intervistata su SkyTG24 da Maria Latella, che le chiede se e’ sicura che la sua lista in Calabria sia priva di infiltrazioni mafiose, Meloni risponde così: “Tutto quello che potevo fare l’ho fatto. Ho anche rifiutato candidature che potevano portare consenso sulle quali non ero serena, persone che venivano dal Pd”, riferisce.