Onorevole Gianfranco Rotondi, i risultati delle elezioni regionali tenutesi in Calabria attestano la crescita dell’UDC di Lorenzo Cesa, che ha raggiunto il 6,8 per cento dei consensi. Il successo ottenuto dal partito di Cesa in Calabria, considerate le premesse, non si esclude che possa essere raggiunto anche in altre regioni italiane. I fatti evidenziano, pertanto, in modo chiaro ed inequivocabile, che il Partito Popolare Italiano, di cui l’UDC fa parte, inizia a muovere i suoi primi passi nella scena politica nazionale con il favore di una percentuale di elettori non certamente esigua rispetto a partiti già consolidati. Quali le sue considerazioni in merito?
Esiste in Italia uno spazio al Centro e non può essere occupato da partiti satelliti della sinistra quali sono le nuove sigle di Matteo Renzi e Carlo Calenda. Il Centro in Europa nasce dall’esperienza del ‘Zentrum’ tedesco, progenitore della Cdu, dunque una forza popolare di ispirazione cristiana radicata nell’Occidente, nell’Europa e di orientamento conservatore sul piano degli indirizzi valoriali. Il nuovo Partito Popolare è la possibile risposta agli elettori che avvertono l’esigenza di una forza politica di Centro così definita.
Le elezioni in Emilia Romagna, d’altro canto, pongono in luce un calo notevole dei consensi per la Lega di Salvini. Non si può negare, pertanto, che il colosso creato da Salvini abbia subito un notevole ridimensionamento. Ritiene probabile, considerati gli eventi, un indebolimento della Lega e l’inizio della sua crisi politica, che, senza alcun dubbio, potrebbe consentire una modifica dello scenario politico, tale da permettere l’affermazione del Partito Popolare Italiano?
La Lega ha preso il posto di Forza Italia nelle regioni del Nord. Le cause sono molteplici. Provo a elencare le principali: la storica assenza di Forza Italia sui territori, la volatilità del suo modello di partito; la linea politica compromissoria degli azzurri al tempo dei governi Monti e Letta; la cessione, una a una, della guida delle principali regioni alla Lega, con conseguente trasferimento del voto di potere dagli azzurri ai verdi. Questo fenomeno non è irreversibile, tant’è che proprio al Nord la Lega inizia ad accusare una flessione di consenso. Ma l’alternativa non è a sinistra, dove il voto leghista non si dirigerà mai; l’alternativa è un Centro Popolare che buchi la bolla speculativa del sovranismo ma dia risposte alle esigenze sociali ed economiche che lo alimentano.
Il M5S è in declino, come evidenziano le elezioni in Emilia Romagna ed in Calabria. Tale declino non si esclude possa creare seri problemi all’attuale governo giallorosso. Il M5S potrebbe riaffermarsi nuovamente, oppure ritiene più probabile che l’esecutivo possa crollare? Se dovesse verificarsi la sua caduta in tempi brevi, il Partito Popolare Italiano, appena costituitosi, avrebbe già le energie necessarie, nonché le risorse, per poter affrontare una campagna elettorale a livello nazionale?
Il partito popolare non è pronto per nuove elezioni, la sua crescita chiede tempo e per noi non è un male se la legislatura dura ancora un po’. Naturalmente il governo durerà o cadrà a prescindere dalle nostre preferenze, e a seconda della sua capacità di dettare l’agenda o subirla.
Alcuni giornali sostengono che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte abbia manifestato interesse per il progetto politico espresso dal Partito Polare Italiano, sempre in vista della caduta dell’attuale governo e che, addirittura, abbia già incontrato esponenti del PPI. Si tratta di un’illazione, oppure è vero che Giuseppe Conte cerchi una nuova collocazione politica e che tale collocazione sia stata individuata nel Partito Popolare Italiano?
Giuseppe Conte è un intellettuale, un professore. Come Buttiglione, Gerardo Bianco, Mario Monti, Gianfranco Miglio. Spesso i professori vengono chiamati nell’agone politico, nel quale si inseriscono con una propria cifra. I politici professori sono interessati più al commercio delle idee che del potere. E Conte ha capito che dietro di noi c’è una cultura politica che anch’egli ha respirato a pieni polmoni negli anni della formazione.
Non si può non riconoscere che Forza Italia ha riconquistato con la vittoria in Calabria molte energie disperse nel corso degli ultimi anni. Si dice che ora sia sostenitrice della “questione meridionale”, che i Sudisti Italiani hanno riportato alla ribalta dell’interesse politico. Potrebbe essere problematico per Forza Italia, seppur con l’apporto dell’UDC, governare una Regione che vive il dramma di essere preda della ndrangheta, considerata la più potente delle mafie?
Il potere della ‘Ndrangheta si esercita più a Milano che a Catanzaro. Non penso che la Santelli avrà questo problema. Purtroppo il governo della Calabria muove interessi economici marginali, non penso che sia al centro degli interessi mafiosi se non in misura marginale e battibile col rigoroso controllo politico che Jole ha promesso.
Lei ha dichiarato che il centrodestra, essendo il gruppo maggioritario in Italia, potrebbe chiedere di eleggere un Presidente della Repubblica di propria nomina. Si indica il nome di Silvio Berlusconi. Tra gli obiettivi del PPI vi sarà anche quello di portare Berlusconi al Colle?
Non è compito nè forza del Ppi eleggere il Capo dello Stato. Io trovo assurdo che solo il centrosinistra candidi numerose personalità per questo ruolo e il centrodestra non apra nessun dibattito limitandosi a invocare elezioni che non ci saranno.
La favorevole accoglienza riservata alla nascita del PPI fa supporre che i tempi perché si affermi come forza politica, a livello nazionale, siano collocabili nel breve termine. Cosa pensa in proposito?
Contiamo di celebrare il congresso fondativo in primavera e di presentare il partito già alle prossime elezioni regionali.