Riccardo Corsetto, coordinatore per la città di Roma di Noi con Vannacci. Che per ora è un’associazione culturale, giusto?
Esattamente così. Siamo nati grazie all’impulso del Senatore Umberto Fusco, già ufficiale dell’Esercito, per divulgare le idee contenute nel “best seller” del Generale Vannacci, un libro diventato famoso per alcuni stralci su immigrazione e politiche di genere, ma a mio avviso importante per quei capitoli riguardanti le politiche energetiche e ambientali, che contengono ricette strategiche in grado di rilanciare lo sviluppo industriale del nostro Paese, oggi è mortificato dai “talebani dell’ambiente” e da politiche comunitarie che fanno del nostro sacro suolo un tender per l’Occidente.
Ma l’Italia può tornare ad essere ammiraglia nel Mediterraneo. Servono coraggio e infrastrutture. Chi non ha nemmeno letto il libro oggi preferisce polemizzare sulla Egonu piuttosto che confrontarsi sul tema del nucleare pulito.
Potrebbe trasformarsi in un vero e proprio partito in futuro? C’è l’intenzione di presentarsi alle elezioni, quando sarà?
Il Generale non ha mai parlato di partito, e la sua lealtà nei confronti della lista che lo ha candidato è massima, come si è visto dal palco di Pontida. Personalmente credo che in futuro il Generale non possa non soppesare gli eventi e il quadro politico attorno a lui. E’ inutile che ci nascondiamo dietro il politichese: da incursore qual è saprà decifrare i tempi e gli equilibri.
La Lega del resto oggi non è più quella delle Europee del 2019, e nemmeno Salvini è più lo stesso, per via di alcune scelte opinabili imposte dai colonnelli del suo partito, e poi per un assurdo processo “politico” che potrebbe metterlo addirittura fuori gioco. Ma al di là della mannaia giudiziaria c’è un partito che oggettivamente ha perso consenso, lo abbiamo visto alle ultime europee dove la candidatura di Vannacci ha funzionato da salvagente, trattenendo quegli elettori che chiedono coraggio e risolutezza nelle scelte e nel rapporto con i partner occidentali ed europei.
Quali sono le differenze tra la filosofia Vannacci e la filosofia Salvini? Perché questo personaggio dovrebbe riaccendere il simbolo della Lega?
E’ difficile rispondere a questa domanda perché di Salvini ce ne sono due: quello che eredita la Lega al 2% da Umberto Bossi e la porta alle elezioni europee del 2019 con il 30% e oltre 9 milioni di preferenze, e poi c’è il Salvini che disfa il Governo giallo-verde credendo di andare a elezioni e si ritrova a sostenere Draghi premier. Ecco quel Salvini somiglia molto più a Giorgetti che non a se stesso, non so se mi spiego. Quel Salvini e quella Lega si istituzionalizzano per restare al Governo ma prendono poco più di 2 milioni di voti alle ultime europee del 2024, lasciando sul percorso ben 7 milioni di elettori, che non è un numero ma sono uomini e donne. Sa perché Vannacci ha preso mezzo milione di voti? Praticamente un quarto dei voti totali di lista? Perché somiglia al primo Salvini. Oggi forse Salvini somiglia a Giorgetti, e Vannacci al primo Salvini.
Sei stato nominato da poco nel tuo ruolo. Quali saranno le tue prime iniziative?
A Roma abbiamo molti problemi. Su questo ci stiamo concentrando. Il Giubileo alle porte porterà circa 50 milioni di pellegrini nel 2025, ma la città non è pronta ad accogliere questo flusso di persone. Le stazioni romane sono ostaggio di organizzazioni criminali che gestiscono impunemente il racket dello scippo. A recuperare i portafogli alle anziane nei metrò non c’è la polizia lasciata senza strumenti per agire ma uno Youtuber coi suoi amici.
I pronto soccorsi sono a corto di personale. Il trasporto pubblico è al collasso, e la maggior parte dei cantieri che erano previsti per accogliere i fedeli non è mai partito, come ha notato -. non senza preoccupazioni – anche Monsignor Fisichella, soprintendente del Giubileo per il Vaticano. Il sindaco Gualtieri invece di dare risposte pensa a installare altri varchi per ingrandire la fascia verde della ZTL, mandando letteralmente in tilt la mobilità di circa 700 mila veicoli. Roma, Oscar per la Grande Lentezza.
In questi primi giorni, quale feedback hai ricevuto dalle persone a te più vicine?
Molto entusiasmo. Alcuni dicono che il Generale goda del fascino della divisa, ma io credo più al fascino delle idee e della coerenza. Credo che nel “Mondo al contrario” ci siano ricette e visioni non nuove, però c’è tutto un mondo trasversale che gli riconosce coerenza, che è la matrice nobile delle idee. Vannacci esprime questa coerenza in modo chiaro e diretto. Credo sia nel coraggio e nella coerenza la formula del suo successo.
Il generale, con la sua visione prima di tutto culturale e poi politica, non è una figura troppo divisiva? Credi che possa davvero crescere su Roma una forza politica legata alla sua persona?
Vannacci è divisivo nella misura in cui la stampa organizzata mistifica il suo discorso. In realtà ha un potenziale di attrattività a tutto tondo. Attrae l’uomo medio, l’alta borghesia e l’operaio. E’ un uomo con un curriculum difficile da trovare in tutto l’arco costituzionale. Poliglotta, tre lauree, esperienze di vita militare che ne fanno un gigante tra i nani del Palazzo. E possiamo di fatto già considerarlo tra gli scrittori più venduti del XXI secolo.
Certo Roma è da sempre una città fondamentalmente di sinistra, ma di quella sinistra al caviale, radical chic per usare l’espressione di Tom Wolfe, o per dirla alla Gervaso, di quelli che hanno il portafoglio a destra, il cuore a sinistra e l’appartamento in centro. Questo mondo ha sempre comandato in città grazie ad una minoranza organizzata, al clientelismo e al ‘salottismo’. Una minoranza che alle consultazioni si è sempre trasformata in maggioranza grazie all’astensionismo delle periferie, alla litigiosità delle destre romane, e al fatto che abbiamo il mare a venti minuti.
Basta vedere gli scarsi dati di affluenza delle elezioni capitoline per accorgersene. Nel momento in cui qualcuno riuscirà a riportare al voto le periferie, ne vedremo delle belle.
E fuori Roma, nel Lazio, come siete messi?
Sono nati coordinamenti in tutti i capoluoghi di provincia, presieduti da eletti locali e professionisti. Stesso discorso per le altre regioni. Il movimento si sta allargando a macchia d’olio e ci sono tutti i presupposti per poter organizzare una struttura che abbia il territorio come atomo di azione. La politica negli ultimi anni, a causa del web e della disaffezione, ha perduto i suoi storici avamposti locali, quelle che una volta erano le sezioni o i circoli. Bisogna recuperare quella tradizione perché rappresenta la vera partecipazione.
Ci sono le basi per un interesse duraturo? Perché fra le elezioni ed il libro ad oggi il Generale gode di buona visibilità, per la longevità però servono le proposte, la credibilità. Come rispondi?
L’idea del Generale sul ritorno di un’Italia a grande Hub industriale e commerciale credo non sia poco. Chi ha letto il libro e lo ha compreso credo non abbia potuto leggervi solo Dio, Patria e Famiglia, che comunque non è poco. Ma i treni ad alta velocità, i gasdotti, il nucleare pulito, i bacini idrogeologici, insomma tutte quelle opere pubbliche bloccate da politiche di sabotaggio ai danni dell’Italia che oggi potrebbe essere tra le prime potenze mondiali per via della sua posizione geografica nel Mediterraneo e nel Mondo e che invece ormai assurge da partner minore.
Oggi mentre l’economia è ferma, e siamo costretti a comprare energia dai confinanti a costi stellari, perdiamo tempo a polemizzare sui nuovi surreali diritti inventati da una certa lobby di potere che ha interesse a disgregare la famiglia tradizionale per scopi puramente commerciali. Bisogna far capire alle persone che le teorie Gender sono niente più che un piano di business che poco ha a che fare coi diritti delle minoranze, ma che punta al profitto commerciale e alla dissoluzione dello Stato sociale. Basta guardare i bilanci della Disney, che partecipa a questo piano di sabotaggio della famiglia e della società tradizionali. Hanno prodotto Biancaneve mulatta, la fatina di pinocchio è gay e nera, e i conti di bilancio sono in rosso. Eppure non cambiano sceneggiatori, vorrà dire qualcosa.
Trovi analogie tra il primo M5S e questa nuova onda chiamata Vannacci?
Nessuna analogia, Grillo è comico remunerato Oltreoceano per aggregare il dissenso, addomesticarlo e infine disperderlo. Il suo compito è stato assolto. Vannacci è un militare di rango italiano, che a quanto mi risulta non affida nemmeno i suoi libri ai grandi editori pur di rimanere indipendente. Inaccostabili.