Senatore De Bonis, perché ha deciso di aderire al MAIE?
Essere parte di un gruppo parlamentare permette di essere più incisivi nell’esercizio dell’azione politica. E’ in ballo il futuro dell’Italia, dei nostri giovani costretti ad emigrare dal Sud, delle partite Iva che vogliono certezze, degli anziani che desiderano essere curati rimanendo vicini ai propri cari e di un dualismo territoriale che deve ritrovare finalmente un suo equilibrio. Nelle dotazioni infrastrutturali, nella scuola, nella sanità, nelle bonifiche ambientali, nel lavoro.
In che modo?
Adesso abbiamo l’occasione storica per recuperare il ritardo del Mezzogiorno: le risorse del Recovery Fund destinate all’Italia. I miliardi che l’Europa mette a disposizione del nostro Paese tengono conto di tre criteri: la popolazione (che “vale” 90 miliardi), il reddito pro capite (più soldi dove è più basso) e il tasso di disoccupazione (più soldi dove è più alto). Sono proprio questi ultimi due criteri, direttamente riferibili alle condizioni drammatiche del Mezzogiorno, che fanno salire la cifra per l’Italia a 209 miliardi e che dovrebbero consentire di non negare più treni, strade e altre infrastrutture dove mancano. Ecco perché non può essere accettabile limitare la quota per il Sud al 34 per cento, ovvero solo in proporzione agli abitanti, come vuol fare il partito trasversale di Renzi & Co.
Come pensa che la sua adesione al MAIE possa incidere su questo?
Non c’è più tempo per i giochini della politica o del potere. La soluzione deve venire dal Parlamento. Il Parlamento deve tornare ad occupare il ruolo di rilievo che la Costituzione gli attribuisce. In Senato molti colleghi sono sensibili al tema della crisi economica e sanitaria che stiamo vivendo. Non si tratta di sfoderare un discutibile istinto di sopravvivenza dei parlamentari, già oberati dal taglio referendario. Sono queste le ragioni per cui ho sciolto le riserve e deciso di entrare nella componente del MAIE. Italia chiama Italia è lo slogan del MAIE, il movimento rappresentativo degli italiani all’estero, ma che adesso ha deciso di guardare direttamente al nostro Paese.
Ci spieghi che cosa rappresenta il MAIE dal suo punto di vista
È una formazione politica innovativa, un movimento autonomo e indipendente, che risponde solo ai propri elettori. Una componente parlamentare con una filosofia e una visione politica, aperta e fluida, tipica di un movimento orizzontale, che nasce dall’associazionismo, dal basso. Il MAIE è un movimento in espansione che promuove per statuto, la dignità spirituale e le aspirazioni economiche, sociali e culturali del popolo italiano in patria e all’estero. Ed è proprio da questi valori che intendo ripartire perché la politica voli un po’ più in alto.
Come si raccorda tutto questo con la sua azione politica?
Vi sono molte affinità per chi come me proviene da movimenti popolari per la difesa della salute dei cittadini, dell’ambiente e del territorio e crede nella partecipazione popolare quale condizione prioritaria per l’incontro fecondo tra competenze, interessi, culture e professionalità. Insomma, ci sono radici cattoliche comuni che ci spingono a guardare alla politica sotto una diversa angolazione.
Dunque, Senatore, da oggi seguirà le indicazioni di voto del MAIE, che notoriamente è organico alla maggioranza di governo e ha fiducia in questo esecutivo?
Sì, certamente. Sosterrò il governo dall’interno della componente e voterò secondo le indicazioni del gruppo.
Lei si interessa in particolare di agricoltura. Come pensa che si declinerà la sua azione politica e istituzionale in questo campo dall’interno del MAIE?
L’agricoltura è un tema a me molto caro che non può prescindere dalla politica estera: il made in Italy, la promozione della cultura culinaria italiana all’estero, gli accordi di libero scambio, purché rispettosi delle nostre produzioni e del diritto di tutti a un’agricoltura sostenibile e di qualità. E in questo il MAIE può svolgere un’importante azione negoziale nelle relazioni internazionali. Lo ha già dimostrato con l’approvazione nel testo della manovra di Bilancio della proposta per la tutela e promozione del made in Italy attraverso la rete dei veri ristoranti, pizzerie e gelaterie italiane nel mondo. Grazie al MAIE migliaia di imprenditori italiani all’estero vedranno riconosciuto il loro altissimo merito nel promuovere e diffondere le tradizioni enogastronomiche del nostro Paese. A questo appuntamento dovranno essere pronti tutti i produttori del Sud esclusi dagli accordi sinora siglati.
A che punto è l’agricoltura italiana in questo momento?
Devo constatare, purtroppo, che nella gestione dei fondi comunitari il MIPAAF ultimamente non ha certo brillato. Se la media europea di utilizzo è del 40%, l’Italia con la Ministra Bellanova si è fermata al 30%. Come si può pensare di voler gestire i fondi del Recovery Plan se non si è capaci nemmeno di usare al meglio i fondi comunitari ordinari? I nodi da sciogliere nel mondo agricolo sono tanti, ma se non si padroneggia la materia o si è più concentrati sulle nomine e sulle poltrone diventa molto difficile riuscirci.
Faccio solo un esempio: la questione di AGEA, l’organismo pagatore dei fondi comunitari, e dei conflitti di interesse al suo interno. La Ministra Bellanova si è preoccupata di risolvere questo problema? La risposta, finora, è no. Ha fatto della lotta al caporalato la sua bandiera e il suo slogan, ma intanto non ha mosso un dito contro le vendite sottocosto dei produttori agricoli, vera causa del caporalato. Quindi ha di fatto penalizzato gli agricoltori, invece che difenderne i diritti, andando a braccetto con le multinazionali, sia italiane che estere. Ecco perché è necessaria una incisiva azione di pressione istituzionale che stimoli un totale cambio di paradigma nell’agricoltura, non solo a livello nazionale ma anche internazionale.
Ci sono altri temi sui quali vuole far valere la sua azione politica?
Ho molte idee che vorrei mettere a disposizione del gruppo. Me ne viene in mente una, per esempio. Sono tantissimi gli italiani che vivono all’estero, anche pensionati, così come sono tantissime le abitazioni ormai abbandonate nel nostro Mezzogiorno: si potrebbe lavorare per incentivare il ripopolamento dei borghi interni con la presenza degli emigrati italiani.