Claudio Baglioni alla vigilia dei suoi 70 anni, che compirà il prossimo 16 maggio, parla in un’intervista esclusiva a Famiglia Cristiana: “Noi artisti – dice – siamo come trombettieri che suonano la carica, che cercano di svegliare gli animi sopiti”.
Riflettendo sull’eredita’ di ‘O Scia’, il festival per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’emigrazione che per un decennio ha organizzato a Lampedusa, il cantatore romano afferma: “Cio’ che mi fa piu’ paura e’ l’assuefazione, il fatto di considerare questi morti solo come una notizia tra le tante, che non suscita scandalo: proprio cio’ contro cui era nato ‘O Scia’”.
A proposito di una delle sue canzoni piu’ impegnate, Noi no, adottata dai giovani palermitani all’indomani delle stragi di Falcone e Borsellino, Baglioni rivela: “Non era stata scritta con questo intento. Ma qualche settimana dopo le stragi feci un concerto a Palermo e il pubblico inizio’ a cantarla in coro”.
In questo bilancio in vista dei 70 anni, pero’, non c’e’ spazio solo per l’impegno, ma anche per la memoria dell’infanzia, della carriera, della famiglia: “Mi e’ pesato molto essere un figlio unico. Volevo un fratellino, ma mia madre mi diceva che i bambini bisogna comprarli. Allora mettevo i soldi da parte, ma ogni volta mi ripeteva che erano rincarati…”.
Riguardo al figlio Giovanni, a cui ha dedicato il celebre brano Avrai, confida che “la musica e’ stata un cemento molto importante nel nostro rapporto. Anche perche’ non sono stato sempre un padre molto presente…”. E sui suoi 70 anni, riferendosi al concerto al Teatro dell’Opera di Roma disponibile dal 2 giugno sulla piattaforma ItsART del ministero della Cultura, racconta: “Tante volte mi sono chiesto che senso abbia fare un nuovo disco, tanto quelli di prima saranno sempre migliori. Ma gli ottimi riscontri del mio ultimo album mi hanno rincuorato e mi spronano ad andare avanti”.