La soddisfazione per la mia conferma al Parlamento italiano, particolarmente grande perché ottenuta a seguito di una campagna elettorale estremamente difficile e a seguito del dimezzamento dei parlamentari in Sudamerica, è stata in parte offuscata dal ripetersi di brogli elettorali anche in questa consultazione.
Il voto è l’espressione più alta dell’istanza di partecipazione democratica e le elezioni dovrebbero essere una vera e propria “festa della democrazia”. Così non è quando qualcuno, in maniera dissacrante e criminale, infanga questo nostro diritto ricorrendo a metodi illegittimi e quindi illegali.
Era successo nel 2018, quando un partito aveva organizzato un broglio su scala industriale, ricorrendo alla stampa di schede elettorali false che probabilmente sarebbero state sostituite a quelle votate dagli elettori; anche allora ci accorgemmo durante lo scrutinio che qualcosa di molto strano era successo, vedendo che in alcune decine di sezioni elettorali di Buenos Aires pressocchè tutti i voti alla Camera e al Senato andavano a due candidati dell’USEI, il partito che si era beneficiato in forma massiccia di questa manipolazione del consenso.
Ci sono voluti quasi quattro anni, due denunce alle magistrature di Argentina e Italia, un ricorso alla Giunta per le elezioni del Senato e altri due, rispettivamente al Tribunale Amministrativo regionale (TAR) e al Consiglio di Stato, per arrivare alla definitiva espulsione dal Senato del Senatore Adriano Cario e alla sua sostituzione da parte del sottoscritto.
Eravamo convinti che quanto successo nel 2018, e soprattutto la successiva punizione del responsabile, avrebbe costituito un valido deterrente per evitare che tali fatti si ripetessero. Ci sbagliavamo.
A poche settimane dall’inizio delle operazioni elettorali, sempre a Buenos Aires, abbiamo scoperto un nuovo tentativo di organizzazione dei brogli da parte dello stesso partito che era stato protagonista dei gravi fatti di quattro anni fa.
La denuncia alla Procura della Repubblica argentina e l’allarme lanciato alle autorità locali di polizia da parte della nostra Ambasciata non sono stati sufficienti a fare desistere i malfattori.
Sempre a Roma, quattro anni dopo, e sempre nel corso dello scrutinio elettorale delle elezioni italiane in America Meridionale, sono state individuate centinaia di schede elettorali palesemente e ‘pacchianamente’ false: gli imbroglioni del 2022 hanno addirittura sbagliato a scrivere la scritta “CAMERA DEI DEPUTATI”, che è diventata “Camera dei DIPUTADI” svelando in forma semplice quanto impressionante la gravità di quanto era successo.
Ovviamente quelle schede sono state annullate, ma tutti noi abbiamo avuto la chiara sensazione che questa volta avevamo superato il limite; queste ultime elezioni all’estero sono state considerate un “punto di non ritorno” e non a caso il giorno dopo lo spoglio delle schede elettorali abbiamo organizzato alla Camera una conferenza stampa dei principali partiti (Centro-destra, centro-sinistra e MAIE) non tanto per denunciare quanto accaduto, ma soprattutto per impegnarci insieme a modificare una volta per tutte un sistema che ha mostrato ancora una volta tutta la sua quasi incorreggibile vulnerabilità.
Se vogliamo difendere e tutelare l’esercizio attivo e passivo del diritto di voto degli italiani all’estero dobbiamo mettere in sicurezza questo prezioso strumento di democrazia, e dobbiamo farlo mettendo mano al sistema di voto, intervenendo anche sulla distribuzione dei candidati nei collegi elettorali e valutando fino a che punto il voto di preferenza possa diventare un elemento moltiplicatore di possibili brogli. Non farlo, e non farlo subito, sarebbe un errore gravissimo.