Associare i valori del popolarismo europeo all’attuale pot-pourri del centrodestra italiano pre-elettorale sa quasi di bestemmia, considerando che questi valori risultano essere pesantemente schiacciati sotto il peso di una demagogia dozzinale, messa su giusto per racimolare i consensi da parte di quella parte di opinione pubblica maggiormente colpita da talune – certamente discutibili – politiche sociali, la cui responsabilità – paradosso dei paradossi – va a ricercarsi proprio nello stesso centrodestra, oggi a trazione leghista di cui contempliamo le meravigliose gesta in questi giorni.
Perché poi nascondere dietro il velo di un fasullo popolarismo moderato, un’accozzaglia di figuri e personaggi improbabili, messi su con il solo ma labile “collante” della contingenza elettorale?
Ragioniamo un attimo su chi sta galleggiando all’interno di questo melting pot.
Forza Italia altro non è che l’emanazione del suo anziano e confuso leader su cui – malgrado lui continui a ribadire il contrario – pesa come un macigno la trazione leghista. Sì, parliamo proprio di quella Lega dichiaratamente lepenista che ha sostenuto la Brexit celebrandola come “una boccata di ossigeno” e che a Bruxelles non ha brillato, anzi, per sostegno ai diritti acquisiti dei cittadini residenti in occasione delle votazioni di alcune risoluzioni in materia.
Su Fratelli D’Italia, dalla indefinita identità, si può dire poco, anche perché non si capisce in quale posizione si collocherebbe rispetto alla Lega considerando che più a destra di questa troviamo solo gli arditi di Casapound.
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La forza intorno alla quale è stato costruito questo melting pot politico resta il Carroccio quindi, e questo la dice lunga: la sua identità resta vistosamente paradossale perchè ha modificato la propria “sacra” originaria configurazione per strizzare l’occhio all’elettorato maggiormente frustrato, modificando il bersaglio delle invettive – fondamenta del loro programma politico – passando dai meridionali ai migranti in una mostruosa proprietà commutativa in cui cambiando l’ordine degli addendi purtroppo il risultato non cambia.
Come si può solo osare di immaginare che questo centrodestra possa intercettare i voti dei cosiddetti “moderati delusi” come millantato qualche settimana fa da Berlusconi, considerando che un voto al centrodestra è anche un voto ad una destra radicale, xenofoba e dichiaratamente populista?
Come è possibile credere che un cittadino dalla formazione e cultura popolare possa dirottare il proprio consenso verso una formazione raffazzonata in cui non si ha nemmeno la premura di mettersi d’accordo, almeno formalmente, nemmeno sull’idea stessa di Europa e del suo futuro?
Il problema principale di questa campagna elettorale, con i suoi toni distorti, con le sue promesse alla “Cetto La Qualunque” e con i suoi slogan pubblicitari, è che confonde l’elettore e non giova al legittimo confronto politico, spacciando per “moderato e popolare” ciò che in realtà è molto lontano dall’esserlo.
E il minestrone di slogan, urla e contraddizioni che al momento rappresenta il centrodestra è la metafora calzante di questo cortocircuito informativo.
Ma in questa giungla di chiacchiere e brutalità comunicativa, un progetto autenticamente popolare esiste ed è chiaro nella sua semplicità, rappresentato da Civica Popolare e dalla volontà di ripartire proprio dalle basi del popolarismo europeo per rifondare la democrazia rappresentativa italiana offuscata da una degenerazione politico-partitica ormai lampante.
I veri moderati sono altrove e si tengono ben distanti dalla Lega di Salvini e da quel progetto di decostruzione del Paese: la responsabilità di chi è autenticamente popolare sta nel fornire un riferimento nell’impasse informativa del momento chiarendo all’elettore dove poter rinvenire i valori su cui buona parte degli italiani ritrovano la propria identità culturale.
E questo acquista un significato più emblematico tra i nostri connazionali all’estero, che hanno a cuore l’autenticità della propria storia e del proprio percorso, non riconoscendosi in derive identitarie e ideologiche che appartengono ad altri scenari e contesti: ecco perché chi ama l’Italia non può votare questa accozzaglia disordinata e confusa di personalismi, bulletti e ipocriti. Chi ama l’Italia predilige l’edificazione del futuro e non lo spauracchio dello sfascio.
*candidato alla Camera con Civica Popolare nella ripartizione estera Europa