I parlamentari eletti all’estero di maggioranza esultano da alcune ore perché il governo ha recuperato 2.5 milioni, soldi in un primo momento tagliati, sul capitolo che riguarda la lingua e la cultura italiana nel mondo. Celebrano i senatori eletti oltre confine, tutti e sei, da Micheloni a Di Biagio passando per Turano e Longo. Esprimono soddisfazione i deputati del Pd estero, da Fedi a La Marca, da Porta a Tacconi. E applaude al governo anche Fucsia Nissoli, deputata eletta nel Nord e Centro America.
Tutti contenti perché l’esecutivo ha ridato ciò che aveva tolto. Ripetiamo: ciò che aveva tolto. Perché sia chiaro: non ci mette un soldo in più, rispetto a prima. Non decide di investire nulla, ma si limita a concedere ciò che era stato tagliato. Meglio di niente, penserà qualcuno. Ovvio.
Detto questo, è come se a qualcuno togliessero mille euro dallo stipendio, senza motivo alcuno, per poi un anno dopo rivedere la propria decisione e tornare a dargli quegli stessi mille euro. Quando uno è alla fame, anche le briciole possono suscitare un qualche entusiasmo. Ma a rigor di logica, ciò che ci spettava e che ci era stato tolto era un’evidente iniquità.
Lo sanno bene anche loro, i dem, in fondo. Fedi e La Marca in una nota congiunta sottolineano per esempio che è ormai arrivata l’ora di investire davvero nel Sistema Paese oltre confine, ovvero “in un autentico investimento per il sistema Italia e per la promozione della lingua e della cultura italiane nel mondo” e per fare questo c’è bisogno di “opportuni e congrui finanziamenti”. Appunto.
Dopo aver tolto ossigeno a chi si occupa di promuovere la lingua italiana nel mondo e dopo essersi reso conto dell’errore madornale, il governo, quando ormai gli enti gestori stanno boccheggiando, restituisce loro i fondi. Non c’è da brindare, a parer nostro: l’esecutivo sta solo restituendo il maltolto.
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