A quasi un anno dall’inizio dell’emergenza da Covid-19, che ha portato all’introduzione nelle scuole della didattica a distanza, gli studenti italiani sono pronti a fare rientro a scuola accettando ben volentieri tutte le misure restrittive (mascherine in classe, distanziamento, misurazione della temperatura) pur di tornare a fare lezione in classe, rivedere compagni e professori dal vivo piuttosto che attraverso lo schermo di un pc.
Se gli studenti più piccoli, al termine delle vacanze di Natale, sono tornati in aula, l’aumento dei contagi da Covid -19 può portare a un ulteriore prolungamento della didattica a distanza per i ragazzi più grandi. Secondo l’indagine “Nutrire l’infanzia” condotta da IPSOS per SOS Villaggi dei Bambini e presentata a fine novembre, 9 studenti su 10 erano contenti del ritorno in presenza.
“Con la didattica digitale integrata (DDI), sperimentata a partire da questo anno scolastico, gli studenti perdono progressivamente gli stimoli, diventano passivi, con il conseguente rischio di dispersione scolastica. La didattica a distanza, per quanto resti un ottimo supporto tecnico di emergenza, non può assolutamente sostituire la didattica in presenza; – spiega Samantha Tedesco, Responsabile Programmi e Advocacy di SOS Villaggi dei Bambini – inoltre prolungare ulteriormente la DDI non fa che aggravare le diseguaglianze sociali. Si pensi ad esempio alle difficoltà a livello tecnico, uno fra tutti con la connessione internet. Chi aveva difficoltà di apprendimento in precedenza si è trovato ad affrontarne di nuove, senza l’aiuto di un adulto con le competenze specifiche a supportarlo”.
Del resto, il 90% degli studenti intervistati da Ipsos per conto di SOS Villaggi dei Bambini nell’ambito dell’indagine “Nutrire l’Infanzia. Povertà educativa, divario digitale” era ben felice di tornare a scuola sin da settembre, di rivedere compagni e professori dal vivo piuttosto che attraverso lo schermo di un pc. Gli studenti italiani, mostra l’indagine, sono consapevoli del delicato momento che stanno vivendo e per quanto i contagi da coronavirus non si arrestino, il 70% di loro accetterebbe ben volentieri tutte le misure restrittive (mascherine in classe, distanziamento, misurazione della temperatura) pur di tornare a scuola, che considerano un luogo sicuro.
In base all’indagine, 9 genitori su 10 dichiarano che il proprio figlio era molto (53%) o abbastanza (37%) contento di rientrare a scuola, indipendentemente dal ciclo di studi o classe frequentata. 1 genitore su 2 parla di “entusiasmo” come stato d’animo prevalente nei figli che hanno affrontato il rientro a scuola. Peraltro, più di 7 genitori su 10 ritengono che il proprio figlio si senta molto (14%) o abbastanza (62%) sicuro a scuola. Tra quelli che invece ritengono che il proprio figlio non si senta abbastanza sicuro (1 su 4), il 55% attribuiscono l’insicurezza alla paura che i compagni non rispettino le misure precauzionali (soprattutto nelle scuole medie), il 27% lamenta misure di prevenzione e, in generale, di organizzazione poco chiare (specie nelle elementari) e il restante 18% crede che il proprio figlio tema di non poter rispettare le misure previste (soprattutto in prima e seconda elementare).
Per quanto concerne protocolli e misure, 7 genitori su 10 pensano che i propri figli siano disposti a rispettare le regole con entusiasmo. L’impossibilità di organizzare gite e uscite scolastiche rappresenta la restrizione che più infastidisce bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie (67%). Seguono: il distanziamento sociale, che non permette la socializzazione con i compagni (63%); l’impossibilità di scambiarsi oggetti coi compagni (58%); l’uso delle mascherine (52%). Decisamente meno impattanti l’utilizzo dei gel disinfettanti, gli ingressi e le uscite scaglionati, il lavaggio delle mani e la misurazione della temperatura corporea.
Tra i genitori, la totalità di mamme e papà lamenta almeno una preoccupazione. Tra questi, il 25% dichiara di essere preoccupato per il rischio di contagio all’interno degli istituti e il 17% negli assembramenti fuori (specialmente i genitori dei ragazzi delle medie). In misura minore si temono possibili problemi di apprendimento collegati all’attivazione della DDI (14%).