La rabbia degli studenti romani. Liceo romano censura i corsi su aborto e identità di genere e si scatena la rivolta. Tali corsi sarebbero considerati scomodi all’autogestione. Il collettivo studentesco Zero Alibi informa su tale accaduto. Ciò è avvenuto al liceo Giulio Cesare, in Corso Trieste, a Roma, dove sarebbe stato negato un corso formativo sull’identità di genere, proposto dal Collettivo Zero Alibi, in quanto la dirigente scolastica avrebbe valutato che l’identità di genere non esiste.
La censura sul corso sull’aborto pare invece che sia stata motivata per evitare di istigare le persone ad abortire. Una scelta discriminatoria per cui alcuni chiedono l’intervento del MIUR, con l’invio al più presto di un’ispezione. L’identità di genere, riconosciuta sia a livello psicologico che medico, è ormai un dato assodato. E proprio il non riconoscere l’esistenza delle persone trans che crea malessere nel non rispettare l’identità delle stesse, come accaduto al Liceo Giulio Cesare.
Secondo la ricerca del progetto Laboratorio Rainbow pubblicata nel 2020 riguardante le discriminazioni verso le persone LGBT (lesbiche, gay, bisex e trans) che ha coinvolto circa 1500 studenti nel Lazio, circa il 2,5% degli studenti non si identificano nel sesso assegnato alla nascita, denunciando una discriminazione molto più forte rispetto agli studenti omosessuali. Circa il 75% degli studenti infatti crede che le persone trans non siano accettate all’interno della società.
E’ necessario dunque tutelare tutti gli studenti, considerando che in ogni plesso scolastico sono presenti studenti LGBT che quasi sempre hanno difficoltà a vivere serenamente il proprio orientamento o la propria identità.
Proprio il periodo pandemico risulta quello dove essere ancora più attenti al rispetto delle persone LGBT, in quanto, come dimostrato e denunciato anche dall’ONU, la permanenza in isolamento o in un contesto familiare ostile ha peggiorato le condizioni dei giovanissimi, e in particolare dei ragazzi e delle ragazze trans. La scuola deve essere un luogo di accoglienza e rispetto, e non fare sponda ad un contesto già omofobo e transofobo.