C’è il segno meno sul dato che riguarda la spesa del gioco italiano. Una notizia sorprendente, in senso negativo, un primo, seppur piccolo, passo indietro nell’industria del gambling tricolore. Lo rivela l’annuale Libro Blu, il rapporto sullo stato di salute del gioco pubblico diramato dall’Agenzie delle Dogane e dei Monopoli di Stato.
La statistica che ha allarmato gli esperti del settore è quella del -2% rispetto al 2017 per quanto riguarda gli investimenti dei giocatori, che hanno generato un flusso di 19 miliardi di euro, 55.2% dei quali finiti direttamente nelle casse dello Stato sottoforma di introiti erariali, a cui si aggiungono le imposte versate dai concessionari, gestori ed esercenti, in costante aumento.
Il report, analizzato dagli esperti del blog Gaming Insider, è utile per capire anche da dove provengano le entrate del gioco. A giocare un ruolo di primo piano sono, ovviamente, ancora le slot machine e le videolottery con il 62.2% del totale, Lotto e Lotterie si spartiscono il 25.1% mentre gli altri tipi di gioco raccolgono il restante 12.2%. A destare allarme è soprattutto la crescita dei siti irregolari e pirata, saliti a 1.042 nel 2018. Stiamo parlando di una cifra addirittura cinque volte maggiore rispetto al 2013, quando se ne contavano appena 418.
Per molti sono questi i primi effetti del Decreto Dignità, la riforma simbolo varata dal primo Governo Conte e che porta la firma di Luigi Di Maio. Fiore all’occhiello di questa riforma è stata la messa al bando di qualsiasi pubblicità e sponsorizzazione del gioco sui canali comunicativi mass mediali. Un rischio importante, che avrebbe potuto portare, nelle previsioni degli esperti, a quello che in gergo viene definito “ritorno del sommerso”. Tutti i siti proibiti che erano stati cancellati o azzerati da una comunicazione responsabile e guidata, possono in assenza di pubblicità e messaggi al cliente, tornare pericolosamente in auge. Dal 2016 al 31 dicembre scorso sono stati oltre 8mila i siti oscurati, che in maniera complessiva hanno registrato oltre 10 milioni di tentativi di accesso. E l’illegale, stando a quanto si legge su Gaming Insier, è evidente soprattutto nelle scommesse: dei 98 milioni di imposta accertata complessivamente, 88.5 milioni riguardano questo settore, con 3.369 esercizi controllati con oltre i 50 milioni di euro di sanzioni e 115 soggetti denunciati all’autorità giudiziaria per violazioni tributarie.
Ma il report dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli aiuta a capire anche come si sviluppa il gioco italiano e secondo quali zone. La regione che possiede più VLT è l’Emilia Romagna, con oltre 12 mila, seguita da Veneto e Trentino, che ne vantano oltre 9 mila a testa, passando poi per il meridione, con Puglia, Basilicata e Molise, vicina a quota 8 mila. Numeri importanti che segnano però un’Italia in controtendenza rispetto alla media europea. Se altrove, nel nostro continente, il gioco online sta lentamente prendendo il dominio della situazione, nella nostra penisola i giocatori mostrano ancora preferenza per i giochi terrestri. La rete fisica ha infatti generato, nel 2018, 17.2 miliardi di euro, in calo rispetto al 2018 di 300 milioni, ma comunque in netto miglioramento rispetto al segmento digitale.
Numeri che vanno interpretati, per capire dove andrà il mondo del gambling italiano.