"L’Italia non avrebbe dovuto abbandonare la Libia a se stessa. Ho sempre scritto lettere, ad Enrico Letta quand’era premier, alla Mogherini, prima che diventasse ministro degli Esteri. Ho incontrato anche alcuni parlamentari…". Lo afferma Giuseppe Cirina, imprenditore che ha dovuto lasciare il Paese africano, in una intervista al Tempo nella quale sostiene che "la Libia conteneva e contiene molte opportunità per l’Italia", Berlusconi "si era inventato una sorta di colonialismo economico. Ma non fu capito".
Cirina, che aveva avviato una impresa di ristorazione a Tripoli nel 2012, spiega che "la situazione è precipitata quando cominciò ad aleggiare l’impressione che qualche gruppo volesse fare un’azione dimostrativa. La conferma arrivò con il rapimento dei due operai edili italiani a Terna, in Cirenaica. Addirittura io mi ero messo a disposizione delle autorità per offrire qualsiasi tipo di collaborazione, visto che avevo una rete di contatti molto diffusa. Loro, per fortuna, sono stati rilasciati. Ma un inglese e un neozelandese al confine con la Tunisia sono stati uccisi. Allora ho capito che la situazione era precipitata e addirittura evitavo di andare più in giro da solo. Fino ad agosto dello scorso anno quando non mi sono più mosso dall’Italia, per paura delle autobombe".
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