In Libia i combattimenti continuano, nonostante i ribelli non escludano del tutto la possibilità di negoziare con le truppe lealiste di Gheddafi; ribelli che tengono sotto assedio Bani Walid, la città a nord di Tripoli, in una zona deserta del Paese, dove si sarebbe rifugiato il Colonnello con uno dei suoi figli. Bani Walid è una delle poche città lealiste che rimangono ancora sotto controllo delle tribù libiche vicine al Rais.
SERVIZI SEGRETI OCCIDENTALI E GOVERNO LIBICO Nel bel mezzo del caos libico, si viene intanto a sapere che prima che scoppiasse la rivolta nel Paese, la Cia degli Stati Uniti e il MI6 britannico per anni hanno portato avanti una più che stretta collaborazione con l’intelligence di Tripoli. In cosa consisteva questo "scambio"? E’ subito detto: i servizi occidentali consegnavano ai libici i sospetti terroristi perché venissero interrogati in maniera “decisa” al di fuori delle “scomode” leggi sulla tortura; il governo libico in cambio riceveva un concreto aiuto per quanto riguardava la cattura degli oppositori al regime. Una collaborazione che conveniva certamente ad entrambe la parti.
LA CINA: NON ABBIAMO VENDUTO ARMI A GHEDDAFI La Cina conferma in parte le indiscrezioni che sono state pubblicate sabato dal quotidiano canadese Globe and Mail, indiscrezioni che parlavano di documenti segreti, redatti su carta intestata di un dipartimento pubblico libico, ritrovati per caso in mezzo ai rifiuti vicino a Bab al-Azizia, l’ex residenza-bunker del Colonnello a Tripoli, e che parlavano di una compravendita di armi fra la Libia e il colosso asiatico. Un affare, tuttavia, che non è mai arrivato a concludersi. La Cina, infatti, ha sì ammesso che a luglio alcune sue aziende furono contattate da emissari del regime di Gheddafi per l’acquisto di armamenti, ma ha anche sottolineato con forza di non aver fornito in quell’occasione armi a Tripoli.
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