Le farmacie sciopereranno il 29 marzo contro l’entrata in vigore della legge sulle liberalizzazioni, che privera’ del servizio farmaceutico, secondo la Federfarma, almeno un milione di cittadini.
Uno sciopero, quello proclamato dalla federazione delle farmacie, ‘bocciato’ pero’ dal garante degli scioperi nei servizi pubblici essenziali, Roberto Alesse, secondo cui: ‘la chiusura delle farmacie non e’ attuabile perche’ viola l’obbligo di preavviso’, fissato dalla legge in dieci giorni.
Risponde la presidente di Federfarma, la federazione dei titolari di farmacia italiani, Annarosa Racca: ‘siamo costretti a non rispettare il preavviso perchè‚ il rischio, superata l’obbligatoria pausa pasquale, è di trovare le farmacie già chiuse a causa di una circolare errata".
Tutto a causa, denuncia Racca, di un parere interpretativo diramato dal ministero della Salute su alcuni aspetti del dl sulle liberalizzazioni in vista dell’entrata in vigore della legge di conversione prevista per il 24 marzo. Questo parere, osserva Federfarma, contiene varie ‘forzature e incongruenze’: ‘la forzatura piu’ grave – rileva – e’ che, secondo il ministero, tutti i titolari di farmacia che al momento dell’entrata in vigore della legge avranno compiuto 65 anni di eta’ dovranno nominare un farmacista direttore. Sempre secondo il ministero, in caso di inottemperanza la farmacia dovra’ essere chiusa’. Se non tempestivamente rivista, l’interpretazione del Ministero, spiega la federazione, ‘colpirà nel giro di pochissimi giorni piú di un milione di cittadini, a cominciare da tutti coloro che risiedono nelle migliaia dei piccoli comuni i cui titolari di farmacia, se ultra 65enni, non potranno certamente permettersi di assumere e retribuire un farmacista direttore. Si tratta, con ogni evidenza, di farmacie a basso reddito, gestite già oggi dal solo farmacista titolare perch‚ non in grado di assumere nemmeno un collaboratore".
Racca ricorda che il parere interpretativo ignora la lettura data dal Servizio studi di Camera e Senato su cui si è basato il voto dei parlamentari. Il fatto che chi ha piú di 65 anni non possa lavorare e debba assumere un direttore piú giovane è totalmente controcorrente alla tendenza generale di aumento dell’età pensionale".
A rassicurare i farmacisti interviene il Codacons sostenendo che "Monti calerà sicuramente le braghe" anche con loro e "provvederà, senza dubbio, all’ennesimo colpo di spugna, inserendo le modifiche chieste da Federfarma nel provvedimento che si sta apprestando a fare per accontentare l’Abi sulle commissioni bancarie". "D’altronde sui farmaci – ricorda – il Governo aveva già fatto dietrofront sull’unica cosa che avrebbe aperto realmente la concorrenza nel settore, ossia i farmaci di fascia C nei supermercati, dunque, dato che ha già fatto 30, faccia pure 31".
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