Giulio Terzi, ex ministro degli Esteri, sul proprio profilo Facebook posta un intervento durissimo nei confronti del governo e della Farnesina. Terzi parla di una rete consolare fatta a pezzi dai governi che si sono succeduti. Riportiamo qui di seguito il suo intervento integrale.
SPEZZATINO DELLE NOSTRE SEDI ESTERE!
Ricordo che già nel 2013, poco dopo le mie dimissioni da Ministro degli Esteri, si avviò un deprecabile progetto per la chiusura di una ventina di nostri Consolati (è proprio il caso di dire: “non fai in tempo ad allontanarti un attimo…”) :) L’apparente motivazione era quella della “riduzione delle spese di mantenimento e gestione delle nostre sedi”, ovvero, in due parole, “spending review”.
ERA L’UNICA SOLUZIONE percorribile…? Assolutamente no.
Il sottoscritto nel 2012 nominò al Ministero proprio una “Commissione per la Spending Review”, che lavorò per capire *come comprimere la spesa senza sacrificare sedi e servizi a favore dei nostri connazionali all’estero. La Commissione di esperti aveva proposto di aumentare all’estero il personale locale a contratto, riducendo quello di ruolo inviato dall’Italia.
Per l’Italia il rapporto tra personale locale e di ruolo è – curiosamente – di 1 contrattista locale contro 3 impiegati di ruolo mandati da Roma, contro il rapporto di 1 a 1 di tutti gli altri principali paesi Europei. Siccome un impiegato inviato da Roma costa all’erario dalle quattro alle cinque volte quello che costa un impiegato a contratto locale, il risparmio sarebbe stato di 50-60 milioni di Euro l’anno.
La CGIL, principale sindacato del MAE, si è sempre opposta a questo doveroso riallineamento su standard europei. Quindi, abbiamo perso in 4 anni oltre 300 milioni di euro – circa il 20% del bilancio della Farnesina – nell’immobilità più assoluta su questo dossier, a causa di logiche paleosindacali…
La soluzione ora pare essere quella di svendere centri diplomatici di eccellenza come quello di Bruxelles: follia. La sede attuale in rue di Livourne è una splendida maison nel cuore di Bruxelles, nella zona più dinamica e viva della città, costruita negli ultimi decenni dell’Ottocento e divenuta nel 1932, grazie all’iniziativa di alcune fra le maggiori imprese dell’epoca (Olivetti, Fiat, Pirelli), la “Casa d’Italia”. Lo Stato l’ha riscattata dopo la Guerra impegnandosi a mantenerne integro il patrimonio.
Gli interni, decorati da artisti italiani, ospitano oltre agli uffici e alle aule per i corsi, una magnifica biblioteca di 18.000 volumi, un’ampia sala adibita alle conferenze e alle mostre, e un teatro per 350 persone destinato ai grandi eventi e a proiezione di film italiani, che avviene molto spesso.
Tra i tanti ospiti illustri della nostra sede, negli anni, Francesco Rosi, Alberto Moravia, Dino Risi e Italo Calvino…
Ebbene, dove finirà il nostro blasonato Istituto di cultura, venduto questo stabile al miglior offerente? Nel cortile della palazzina ex Monte Paschi, comprata per l’occasione (evitiamo commenti…), e per essere precisi dentro un anonimo prefabbricato di due piani senza finestre… SONO SENZA PAROLE. Voi ne avete….??
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