Nei mesi scorsi papa Francesco ha ricevuto il premio Carlo Magno e nel suo intervento ha rilanciato l’idea delle radici europee. Marco Zacchera, già deputato PdL, lo riprende nella sua newslist, facendone una sintesi e offrendola come riflessione ai suoi lettori: “Mi ritrovo nelle parole del Papa”, sottolinea Zacchera.
L’INTERVENTO DI PAPA FRANCESCO (sintesi)
Che cosa ti è successo, Europa umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà? Che cosa ti è successo, Europa terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati? Che cosa ti è successo, Europa madre di popoli e nazioni, madre di grandi uomini e donne che hanno saputo difendere e dare la vita per la dignità dei loro fratelli?
C’era nei Padri che immaginarono l’Europa unita un’ardente desiderio di novità, ma quegli ideali ora paiono spenti, adesso si “guarda al proprio utile”, si sta chiusi in recinti particolari. Servirebbe una trasfusione della memoria che ci ricordi che i padri fondatori dell’Europa seppero cercare strade alternative, innovative in un contesto segnato dalle ferite della guerra. Essi ebbero l’audacia non solo di sognare l’idea di Europa, ma osarono trasformare radicalmente i modelli che provocavano soltanto violenza e distruzione.
Siamo invitati oggi a promuovere un’integrazione che trova nella solidarietà il modo in cui fare le cose, il modo in cui costruire la storia. Una solidarietà che non può mai essere confusa con l’elemosina, ma come generazione di opportunità perché tutti gli abitanti delle nostre città – e di tante altre città – possano sviluppare la loro vita con dignità. Il tempo ci sta insegnando che non basta il solo inserimento geografico delle persone, ma la sfida è una forte integrazione culturale”. Non servono “colonizzazioni ideologiche”, perché l’ampiezza dell’anima europea si distingue non nel contrapporsi ad altri, ma nel portare impressi i tratti di varie culture e la bellezza di vincere le chiusure…
…Servono modelli economici più inclusivi ed equi, non orientati al servizio di pochi, ma al beneficio della gente e della società con il passaggio da un’economia liquida a un’economia sociale che dal profitto in base alla speculazione e al prestito a interesse porti invece ad un’economia sociale che investa sulle persone creando posti di lavoro e qualificazione.
Sogno la rinascita di un’Europa affaticata, ma ancora ricca di energie e di potenzialità, alla quale può e deve contribuire la Chiesa” per aprire nuovamente la capacità di sognare quell’umanesimo di cui l’Europa è stata culla e sorgente.
Con la mente e con il cuore, con speranza e senza vane nostalgie, come un figlio che ritrova nella madre Europa le sue radici di vita e di fede, sogno un’Europa giovane, capace di essere ancora madre: una madre che abbia vita, perché rispetta la vita e offre speranze di vita. Un’Europa che si prenda cura del bambino, che soccorre come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo. Sogno un’Europa che ascolta e valorizza le persone malate e anziane, perché non siano ridotte a improduttivi oggetti di scarto.
Sogno un’Europa, in cui essere migrante non è delitto, bensì un invito ad un maggior impegno con la dignità di tutto l’essere umano. Sogno un’Europa dove i giovani respirano l’aria pulita dell’onestà, amano la bellezza della cultura e di una vita semplice, non inquinata dagli infiniti bisogni del consumismo; dove sposarsi e avere figli sono una responsabilità e una gioia grande, non un problema dato dalla mancanza di un lavoro sufficientemente stabile.
Sogno un’Europa delle famiglie, con politiche veramente effettive, incentrate sui volti più che sui numeri, sulle nascite dei figli più che sull’aumento dei ben. Sogno un’Europa che promuove e tutela i diritti di ciascuno, senza dimenticare i doveri verso tutti. Sogno un’Europa di cui non si possa dire che il suo impegno per i diritti umani è stato la sua ultima utopia.
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