“Il nostro interesse è quello di portare l’attenzione sulle aree rurali italiane, sui piccoli borghi, perché è da lì che proviene il 95% della nostra emigrazione. E sono delle aree che meritano di essere conosciute e scoperte, che possono regalare esperienze uniche ai viaggiatori delle radici, in termini di conoscenza delle tradizioni, della cultura, del dialetto, dell’enogastronomia. È davvero un’occasione unica che noi abbiamo cercato di cogliere con le opportunità che ci sono state offerte dal Pnrr”. Così Giovanni Maria De Vita, responsabile del progetto del Turismo delle Radici della Farnesina, in occasione della presentazione della prima edizione del premio ‘Radici nel mondo 2024’, che segna la sinergia tra due dei più importanti festival legati alla letteratura e all’emigrazione italiana, il John Fante Festival di Torricella Peligna, in Abruzzo e il Festival delle Spartenze di Paludi, in Calabria.
Il premio, che si configura come un concorso letterario internazionale per racconti inediti, rivolto a italiani residenti all’estero o oriundi, si basa su quel concetto di “radici plurime” che è proprio alla base del progetto del Turismo delle Radici.
“Noi nel 2024, anno delle radici italiane nel mondo, intendiamo anche portare a conoscenza in Italia le tantissime storie dei nostri connazionali. L’emigrazione italiana non ha una sola storia, ha tante storie per quanti sono i nostri emigrati, e sono storie di successo e anche di sofferenze, di dolore – spiega De Vita – Ma è importante che il mondo degli italiani all’estero venga conosciuto: personaggi come John Fante, come tantissimi altri protagonisti della cultura dei paesi in cui hanno vissuto e di cui il nostro Paese deve essere assolutamente orgoglioso, vanno conosciuti anche per sviluppare delle enormi opportunità rilanciare i rapporti che noi vogliamo rafforzare con le nostre comunità all’estero”.
Radici plurime, è il concetto chiave del nuovo premio: e radici in continuo divenire, anche grazie allo scambio culturale incentivato dall’emigrazione, dall’emigrazione di ritorno e dal turismo delle radici.
“Il nostro obiettivo, come dicevo, è quello di favorire la conoscenza delle nostre comunità. L’identità delle persone cambia continuamente, giustamente si parla di radici plurime e devo dire che anche l’idea per cui abbiamo voluto dare un nome d’arte al nostro progetto, che è Italea, nasce proprio da questo: Italea richiama ovviamente l’Italia, ma riguarda anche l’idea della talea, un concetto speculare a quello delle radici. E’ quello che è successo alla storia dell’Italia nel mondo: gli italiani nel mondo si sono sviluppati sul ramo dell’italianità, creando però delle comunità che sono tutte diverse una dall’altra e chiaramente influenzate dai luoghi in cui si sono insediate, ma che affondano le radici nella storia, bella cultura, tradizioni nel nostro paese”.