Alcuni giovani hanno scritto al Presidente Monti, ritenendo doveroso indicare con la seguente frase le priorità per il governo: “la sfida è passare dal privilegio al merito”. Segretario Alfano, le sembra possibile che i ventenni credano che i diritti siano dei privilegi? Quale legge ha mai divulgato una cosa del genere? Forse le dichiarazioni del Presidente Monti sul posto fisso hanno suggerito ai giovani che l’egoismo dei nostri padri ci ha reso precari? Perché all’improvviso la politica scarica le proprie colpe sui lavoratori? Forse il mio sindacalese è inappropriato, ma non si può far passare il messaggio che questa è una guerra intergenerazionale e che i diritti siano un privilegio.
Dovremmo piuttosto spiegare che la riforma e l’armonizzazione legislativa alle richieste e alle esigenze del mercato del lavoro con il resto dell’Europa, non possono essere attuate subito perché non abbiamo le stesse risorse, ne’ lo stesso senso di legalità che distingue, ad esempio, l’Italia dalla Danimarca e dal suo modello di flexicurity.
Le argomentazioni scritte dai giovani, nella lettera inviata al Corriere della Sera, sono degne di nota; essi parlano del loro futuro e dell’abuso ideologico e normativo che si è protratto in questo decennio, in cui la politica e i sindacati hanno permesso che un’intera generazione sia stata sfruttata. Con questa mia iniziativa rappresento una categoria, gli over 30, i giovani adulti bistrattati dagli attuali componenti del governo che si sono arrogati il diritto di mettere in dubbio la volontà dei giovani italiani di lavorare e di poter aver il sacrosanto diritto di realizzarsi. Senza un contratto standard essi non potranno mai accedere ad un mutuo per l’acquisto di una casa e progettare autonomia e dignita’ per una famiglia futura.
Segretario, non esistono lavori che non vogliamo fare, esistono cattivi lavori; e non perché siano faticosi, ma perché sono in nero e poco remunerati. Non credo che il Ministro Fornero e il Ministro Cancellieri, che a quanto pare non sono mai state precarie e quindi sfruttate, conoscano le condizioni di molti lavoratori. Non dimentichiamo che per pochi euro, Matilde, Antonia, Giovanna e Concetta, hanno perso la vita nel crollo della palazzina di Barletta; a questo mi riferisco quando parlo di cattivi lavori.
Le attuali dinamiche del mondo del lavoro implementano il cosiddetto “dualismo”, generazionale e geografico, siamo precari e con un notevole bacino di soggetti che vivono fenomeni di scoraggiamento; l’espulsione dal lavoro significa entrare in uno stato di disoccupazione strutturale, in cui la casistica ci ricorda l’esclusione dai diritti come: liquidazione e l’indennità di disoccupazione.
Le giovani donne non hanno il naturale e costituzionale diritto alla maternità, mentre le lavoratrici con contratti a prova di licenziamento, sia nel pubblico e sia nel privato, possono fruire e abusare dei congedi di maternità e parentali che permettono di accudire i genitori in caso di malattia, anche quando questi ultimi godono di ottima salute.
Ebbene, se un diritto naturale è abusato, allora si può definirlo un “privilegio”, di converso un diritto che dovrebbe essere acquisito ed è esautorato, non è un privilegio mancato, bensì l’elusione dello stesso, per aumentare il profitto degli imprenditori. Lo dimostrano le condizioni lavorative dei giovani che lavorano nei call center, nei grandi magazzini e soprattutto chi è l’unica unità lavorativa nelle migliaia di realtà commerciali e non solo.
Siamo intrappolati in una segregazione contrattuale (ammesso che ci sia un contratto), non per volontà dei nostri padri e dei loro diritti, ma a causa di una disciplina giuslavoristica che limita la fruizione degli stessi ai loro figli, mentre lo Stato sociale ha permesso una frammentazione contrattuale a favore della flessibilità e dell’esclusione sociale.
Se il Popolo della Libertà, completamente affascinato dal sapere dei professori della Bocconi e dalla retorica del posto fisso, intende avallare la contrapposizione diritto uguale ad un privilegio, allora siete lontani dell’idea liberale e di giustizia che il centrodestra ha sempre vantato di voler affermare, rischiando di diventare come il sindacato, al quale contestate la posizione ideologica e che nulla ha fatto per fermare l’evoluzione negativa della flessibilità.
Segretario, non permetta che lo scontro ideologico produca una riforma a metà, perché altrimenti non avrete cambiato nulla, sono in troppi ad essere esclusi dalle tutele dell’art 18, ma non è aggirando l’ostacolo che tutelerete coloro che sono ai margini del mercato del lavoro, perché per loro non cambierebbe nulla e resterebbero sempre più esclusi dalla vita lavorativa e sociale.
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