“A distanza di sette anni sono sinceramente grato a Renzi per la brutalita’ di quel momento. Se mi avesse fatto fuori in modo soft, proponendo soluzioni compensative come succede in questi casi, non so se avrei trovato la forza per cambiare lavoro, citta’, nazione, vita. Invece ho lasciato la politica da un giorno all’altro, senza uno stipendio, per andare a cercare fortuna all’estero”. Lo dice il segretario del Pd, Enrico Letta, in una intervista a 7 anticipata su Corriere.it, parlando del passaggio della campanella, quando Matteo Renzi prese il suo posto a Palazzo Chigi. “Tutti mi dissero che ero stato troppo rancoroso, ma stavo inaugurando una fase nuova della mia vita e volevo entrarci all’insegna della trasparenza”.
Giorgia Meloni “la rispetto. Sono alternativo a lei, ma ha indubbie capacita’ politiche”, afferma Letta. Salvini? “Non lo demonizzo, ma sento il dovere di rimarcare le differenze. Per lui la liberta’, anche arbitraria, dell’individuo viene prima del bene collettivo, per me no. La destra dice: ‘Prima Io’. La sinistra: ‘Prima Noi'”.
Sulla continua fuga all’estero da parte di moltissimi giovani italiani: “Per la dote ai diciottenni sarei disposto a venire a patti anche sulla legge elettorale”. “Il mio sogno e’ trattenere i ragazzi italiani in Italia, senza pero’ farli restare in casa con mamma e papa’ fino a trent’anni. Il problema principale del nostro Paese e’ che non fa piu’ figli. Ci vuole una dote per i giovani, finanziata con una parte dei proventi della tassa di successione, e un accesso ai mutui-abitazione anche per chi non ha genitori in grado di fornire garanzie”.
La proposta di Letta è proprio questa: “Per la generazione piu’ in crisi un aiuto concreto per studi, lavoro, casa. Per essere seri va finanziata non a debito (lo ripagherebbero loro) ma chiedendo all’1% piu’ ricco del paese di pagarla con la tassa di successione”.
La proposta del segretario Pd viene però subito stoppata dal presidente del Consiglio Mario Draghi: “Questo non è il momento di prendere i soldi ai cittadini, ma di darli”.
Subito arriva il commento di Salvini: “Quel genio di Letta lancia la tassa di successione, ma l’Italia non è Parigi, dove era abituato a cambiare champagne; le tasse se le tiene lui”. “Oggi Draghi lo ha fermato come un grande libero, alla Baresi”, ha aggiunto il capo della Lega.