I venti di crisi che minacciano la tenuta del governo Letta alimentano la conta dei voti necessari all’esecutivo laddove Silvio Berlusconi decidesse di staccare la spina al governo. Ed e’ gia’ partita la caccia ai "possibili ribaltonisti pronti a lasciare il Pdl e appoggiare un ipotetico ‘Letta Bis’. Una eventualita’, quella del ‘reclutamento – scrive Fabrizio de Feo a pagina 4 del Giornale – , che sarebbe caldeggiata da alcuni dirigenti del Pd, impegnati in frenetici contatti e ricerche per individuare il ventre molle del gruppo Pdl, ovvero quei senatori azzurri sensibili alla lusinghe della continuita’ lettiana (e del tradimento berlusconiano). ‘So per certo che c’e’ questa attivita’ di compravendita in corso – rivela Gianfranco Micciche’ – e conosco i nomi, ma non li dico neanche di fronte a un plotone di esecuzione’. ‘Non si tratta di una compravendita basata sui quattrini – spiega – ma su promesse come ad esempio un posto da sottosegretario, e che coinvolge quanti temono la crisi perche’ hanno paura di non essere ricandidati. Voglio dire pero’ che Letta non c’entra niente con questa operazione, lui non farebbe mai nulla del genere’. Per Micciche’, comunque, questo tentativo e’ destinato al fallimento: ‘Non riuscira’ mai perche’ le condizioni non ci sono, innanzitutto il Pd dovrebbe contare oltre che su una ventina di Pdl, anche su Sel e i grillini, ma cosi’ non e’. Inoltre il Pd contiene in se’ una corrente consistente che non vuole il Letta Bis’.
Il leader di Grande Sud comunque si dice sicuro che nell’ipotesi di un voto della Giunta che faccia decadere Berlusconi, ‘ci sarebbero dimissioni immediate dei ministri e i senatori Pdl non voterebbero piu’ la fiducia a Letta’.
Ma chi sarebbero i protagonisti di questo nuovo caso di acrobazia politica? Repubblica azzarda alcuni nomi di possibili ‘salva-Letta’. Si va da Giuseppe Castiglione, coordinatore siciliano del Pdl, al catanese Salvo Torrisi, da Francesco Scoma a Pippo Pagano. C’e’ poi Paolo Naccarato – gia’ consigliere regionale in Calabria con il centrodestra, poi sottosegretario con Romano Prodi, poi di nuovo in giunta calabrese con Agazio Loiero e infine eletto con la Lega – che non chiude affatto la porta. ‘Se Berlusconi prendesse una decisione simile, emergerebbe al Senato una maggioranza silenziosa e Berlusconi avrebbe molte delusioni’. Sibillino anche Domenico Scilipoti, gia’ protagonista nella scorsa legislatura del passaggio dall’Idv ai Responsabili. ‘Ogni parlamentare ha a disposizione l’articolo 67 sull’assenza di vincolo di mandato. Spero nella responsabilità’.
Le voci di tradimento scuotono il Pdl alle prese, tra l’altro, con una conta interna per la conquista della nuova Forza Italia. Due giorni fa – scrive Tommaso Ciriaco a pagina 9 di Repubblica – avrebbe consegnato personalmente a Berlusconi un foglietto top secret che racchiude cinque nomi di senatori pronti a voltare le spalle al Cav. "Il solco e’ sempre piu’ evidente. Da una parte – ancora una volta – Alfano e Schifani, dall’altra la fazione dei "duri" che fa riferimento a Verdini e Santanche’, spesso interpreti della "pancia" del Capo. Teatro della guerra psicologica fra le due anime e’ ormai il Senato. Voci di tradimenti e promesse di fedelta’ si accavallano a ritmo frenetico. Cosi’ frenetico che il capogruppo di Palazzo Madama – salvo poi smentire – ha sentito il bisogno di mettere in guardia Berlusconi durante il vertice di Arcore. Cosi’ come Verdini e il suo foglietto. Gli equilibri interni si decidono al Sud, dove alle ultime politiche sono scattati premi di maggioranza imprevisti e qualcuno si e’ ritrovato a sorpresa con un seggio. In Campania, innanzitutto, ma anche in Sicilia e in Calabria. I calcoli di Verdini disegnano uno scenario a rischio. Una maggioranza senza il Pdl e’ possibile se in venti scelgono di cambiare casacca. A via dell’Umilta’ prevedono che i quattro ex grillini e cinque o sei malpancisti del M5S possano lasciarsi convincere. Se cosi’ fosse, dieci pidiellini basterebbero a formare una nuova maggioranza. La maggior parte di loro milita nel correntone di Alfano e Schifani. L’uomo forte e’ il sottosegretario Giuseppe Castiglione, pronto a uscire allo scoperto per la tenuta dell’esecutivo. Al suo fianco c’e’ Salvo Torrisi, che ha definito la crisi un errore. Raccogliendo il sostegno "telefonico" di altri due colleghi, Bruno Mancuso e Marcello Gualdani. Tocca a Schifani occuparsi della fazione filogovernativa isolana. L’ha fatto anche ieri, riferiscono, con un vorticoso giro di chiamate. In Campania, invece, e’ l’ala dura a dettare legge. Sedici senatori in tutto, parecchi dei quali in rapporti politici stretti con Nicola Cosentino. E, naturalmente, con Verdini, che ha dalla sua anche un’intesa con la piccola pattuglia riunita sotto le insegne di "Grandi autonomie e libertà", ispirata da Gianfranco Micciche’ e Raffaele Lombardo. Fra i neosenatori c’e’ Antonio Milo, indicato come potenziale transfuga. Lui nega e anzi rilancia: ‘Io sono un soldato berlusconiano e la mia esperienza passata lo dimostra. Piu’ che filo Pdl, sono filoberlusconiano… ‘. La guerriglia sotto il Vesuvio e’ tutta con Stefano Caldoro, "moderato" da sempre e legato al senatore Lucio Barani. Chi si muove per tenere in vita l’esperienza di Letta e’ Pier Ferdinando Casini. Coltiva un rapporto diretto con parecchi senatori del Pdl, in particolare veneti e laziali. In fondo, il leader dell’Udc non ha mai nascosto di sognare la riedificazione del centrodestra. Con le colombe berlusconiane, certo, ma a patto che il Cavaliere si faccia da parte".
SCILIPOTI: FEDELTA’? I CANI SONO FEDELI Non rinuncia a parlare di se’ in terza persona, come quando spiega che "sono ormai leggermente confuso visto che quando si sostengono tesi nell’interesse generale del Paese si fa passare l’onorevole Scilipoti come uno con le valigie in mano, pronto ad andare di qua o di là". L’ex Responsabile ora Pdl, considerato nelle ultime ore in procinto di sostenere comunque il governo, anche se da Silvio Berlusconi arrivasse, invece, un ordine di ‘abbandono nave’, intervistato da SkyTg24 rifiuta di impostare la questione in termini di "fedeltà": "Che c’entra la fedelta’? Fedeli sono i cani… C’e’ la coerenza nel rapporto con il partito che ti ha eletto, ma e’ giusto – rivendica – che ci sia anche un dibattito. Coerenza non significa che non si possa esprimere un’opinione diversa dagli altri". In sostanza, il messaggio di Scilipoti e’ che "tutti i segretari devono trovare la convergenza che avevano trovato alla nascita del governo di larghe intese". "Io – riprende – guardo all’interesse del Paese, non di un partito o di un gruppo. Ora c’e’ un governo di larghe intese e Pd e Pdl stanno insieme…", quindi, riprende "se i segretari di partito hanno difficolta’, facciano in modo che la politica torni ad essere mediazione".
Discussione su questo articolo