Si è concluso il Consiglio europeo e il premier italiano Enrico Letta si dice più che soddisfatto: “Abbiamo triplicato i fondi europei per l’occupazione giovanile – sottolinea -, portiamo a casa un miliardo a mezzo. Molto di più di quanto potessimo sperare”. Adesso, spiega il capo del governo, le imprese devono fare la loro parte: “tocca alle imprese assumere i giovani, non hanno più alibi”. Dunque, “sul tema della lotta alla disoccupazione abbiamo vinto bene”, mentre “abbiamo vinto di misura sull’Unione bancaria visto che è stata rispettata la tempistica che ci eravamo dati”. Sul ruolo della Banca europea per gli investimenti “abbiamo pareggiato”.
Letta è un europeista convinto, si sa. E il “successo italiano” per lui è un successo dell’Europa intera. Ci volevano proprio questi passi in avanti. Anche perché “ormai la gente è stanca di euro-retorica e vuole fatti concreti, oggi li ha avuti”. Risultati ottenuti senza “sfasciare” il bilancio italiano: “se mi si chiede questo hanno sbagliato premier…”.
Letta è costretto a parlare anche di vicende italiane, dopo la domanda di un giornalista americana, che gli domanda se potranno esserci conseguenze sul governo dopo le sentenze nei confronti di Silvio Berlusconi. Il presidente del Consiglio si dice “fiducioso”, “le vicende giudiziarie di Berlusconi non influenzeranno l’esecutivo”. Anzi, di più: “Sono sicuro che la tenuta del governo non verrà compromessa”, assicura Letta, che guardando al “fuoco amico” del PdL e alle bordate di Renato Brunetta, commenta: “Sono stimoli positivi”.
Enrico Letta risponde anche a chi lo accusa di non avere il coraggio di tagliare come si deve la spesa pubblica: “Mi manca il coraggio? Falso. La spesa pubblica va aggredita, ma io voglio farlo bene. Ricordiamoci che dietro a ogni comparto dello Stato ci sono delle persone e bisogna conoscere le conseguenze”.
Insomma, Letta dopo il Consiglio Ue tutto sommato canta vittoria. E ancora sulle vicende italiane, a chi gli chiede se per non alzare l’Iva si sono fatte lievitare le tasse, risponde: “Ci sarà un’anticipazione e una successiva deduzione, non un aumento dell’Irpef o dell’Irap”.
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