Grande successo al Teatro Massimo di Palermo in occasione del Concerto di Capodanno che ha visto sul palco protagonisti il soprano Desirée Rancatore e il tenore Paolo Fanale, due grandi del panorama lirico internazionale. I palermitani a questo appuntamento hanno risposto con forte entusiasmo e il sold out è stato immediato, inoltre centinaia di persone hanno letteralmente preso d’assalto Piazza Verdi, davanti alla scalinata del Massimo, per godersi l’esibizione dell’orchestra proiettata da un maxischermo.
Presente all’evento tra le Istituzioni siciliane il primo cittadino di Palermo, Leoluca Orlando, che a colloquio con ItaliaChiamaItalia ha trattato diversi argomenti, dalla lirica alla politica. Dal un commento al discorso di fine anno che il presidente della Repubblica Mattarella ha tenuto alla Nazione al rovente tema dell’immigrazione con il Coro Arcobaleno. Tesse lodi per le straordinarie esibizioni dei due protagonisti del concerto, la Rancatore e Fanale, senza dimenticare di parlare del suo grande amore: Palermo.
Sindaco Orlando, un commento sul concerto di Capodanno al Teatro Massimo?
È stato un bel momento di musica, ma quel che è più importante è stata un’occasione di riconoscimento e di condivisione della città. Il teatro era gremito da coppie, famiglie, anziani, bambini, e tutti avevano scelto di festeggiare il primo giorno dell’anno in un luogo che è la casa della città. Di esserci, tutti insieme, di applaudire, di sorridersi, di riconoscersi nel segno dell’arte e della musica. Di rispondere così alla follia integralista di chi semina violenza e terrore.
Il soprano Desirée Rancatore, palermitana doc, è reduce da un enorme successo della tournée in Giappone da poco conclusa ed è un vanto per l’Italia nel mondo. Cosa ne pensa e cosa apprezza di quest’artista?
Desirée Rancatore è una grande artista, con uno straordinario talento. Chi l’ha ascoltata a Capodanno ha goduto delle sue colorature perfette, degli acuti e dei sovracuti vertiginosi, degli ornati di assoluto virtuosismo. Desirée, però, è anche un’interprete che ai mezzi tecnici accosta un’intensità, una generosità, una capacità di immedesimazione nei personaggi che fanno di ogni sua esibizione una vera esperienza. Inoltre è una donna vera e diretta, tanto diva sul palco quanto semplice nella vita reale. Una grande palermitana.
Il tenore Paolo Fanale, altro artista di forte spessore, è stato protagonista sul palco del Teatro Massimo. Quali emozioni Le ha trasmesso?
Paolo Fanale è un altro grande figlio della nostra terra. Un giovane di grande carisma e sicurezza, e non è un caso che sia diventato una star del web con oltre un milione di visualizzazioni per una sua esecuzione. Perché con la sua immagine scardina l’idea che la lirica sia un genere polveroso e agée, dispiegandone invece la sua straordinaria potenza. La lirica parla a tutti e incarna sentimenti eterni: l’amore, l’orgoglio, l’amicizia, il dolore del tradimento.
Nel discorso di fine anno il Presidente della Repubblica Mattarella ha menzionato l’Italia come culla di un grande patrimonio culturale che il mondo ci invidia. La lirica è uno tra questi. Perché nel nostro Paese le Istituzioni non danno il giusto risalto a tale risorsa?
Purtroppo l’arte e la musica, che sono i capisaldi su cui l’Italia è fondata, non sono ancora considerati nella comune consapevolezza le leve principali dello sviluppo economico del nostro Paese. È opinione corrente che debba essere così (anche se un ministro, di non troppi anni fa, sosteneva che con la cultura non si mangia), ma sta di fatto che alle dichiarazioni non sempre sono seguiti i fatti. Mi pare che adesso il governo sia stia muovendo con una serie di provvedimenti concreti, ma per esempio arte e musica hanno ancora un ruolo marginare nell’istruzione scolastica.
Il famoso tenore Fabio Armiliato, in un’intervista che gli feci, mi disse: “Non capisco perché la lirica non sia ancora diventata patrimonio dell’Unesco”. Come commenta?
Al di là della battuta, l’Italia è il luogo dove il melodramma è nato e si è sviluppato, quindi ha una sua specificità a riguardo, come la città di Palermo ce l’ha per l’itinerario arabo-normanno che ha avuto di recente il riconoscimento di patrimonio dell’umanità. La lirica però è ormai di tutti, di ogni luogo, di ogni Paese, di ogni persona. Il riconoscimento Unesco mi sembrerebbe perfino riduttivo…
Lei è un Sindaco molto amato e rieletto per ben quattro volte. Qual è il suo rapporto con Palermo e con i palermitani?
A volte i miei detrattori mi accusano di essere un uomo “fuori dai partiti” ed un cosiddetto “battitore libero”. Rispondo sempre che il mio partito si chiama “Palermo”. Questo credo sintetizzi il mio rapporto con la città. Una città bellissima e vitale che, come tutte le grandi città, ha però luci ed ombre, come luci ed ombre esprimono i suoi cittadini. Il privilegio ed il peso, il dovere e il diritto di un sindaco e del cittadino Leoluca Orlando è quello di far tutto il possibile perché le luci prevalgano sempre più, nei comportamenti individuali come nell’operato dell’Amministrazione pubblica.
Cosa ha fatto e cosa vorrebbe fare come Sindaco per incrementare lo sviluppo della cultura musicale nella capitale siciliana?
Il Teatro Massimo è un luogo dove si fa musica quasi ogni giorno dell’anno, una casa comune dove accanto al cartellone istituzionale di opere, concerti e balletti, convivono due stagioni, l’una dedicata alle famiglie, l’altra dedicata in particolare ai giovani e aperte ai più diversi fermenti. Oltre all’Orchestra, al Corpo di ballo e al Coro, coltiviamo con grande attenzione il Coro di voci bianche e il Coro arcobaleno, l’ultimo nato tra le nostre formazioni artistiche, composto tutto da bambini delle comunità immigrate. Noi non abbiamo paura di aprirci, di contaminarci e di mescolarci. Questa è la nostra idea di cultura musicale.
Tra i suoi progetti politici per Palermo, qual è quello più imminente e quello più necessario?
Palermo è un grande progetto ed un grande cantiere, non solo di opere pubbliche, ma di cittadinanza, partecipazione ed accoglienza. L’ho scritto nei miei auguri alla città per l’inizio del nuovo anno. Ciò di cui la capitale siciliana ha tanto bisogno è un grande, importante bene intangibile e spesso invisibile: quello del rispetto reciproco, del rispetto di tutti e tutte verso tutti e tutte. In questa direzione si muove la nostra città sempre più capitale della solidarietà.
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