Nel caso del “fallimento” della Lehman Brothers, il sistema di giustizia americano si è rivelato perfino peggiore di quello italiano. Senza dubbio la mole di complicazioni collegata alla richiesta di “Chapter 11” (la nostra amministrazione controllata) per un colosso finanziario come era Lehman Brothers e’ enorme, ma dopo tre anni siamo arrivati appena alla formulazione di un piano che prevede parziali rimborsi tra il 2012 ed il 2014. In questi tre anni i costi relativi all’amministrazione controllata – in particolare le parcelle degli avvocati – sono stati enormi, centinaia di milioni, moltissime persone si sono letteralmente arricchite.
In questi giorni le banche stanno – giustamente – contattando i clienti perché il piano è soggetto all’approvazione di tutti i creditori e quindi gli obbligazionisti che si sono insinuati al passivo attraverso le banche hanno la possibilità di esprimere il proprio voto. E’ bene evidenziare che si tratta di una mera formalità. Di fatto il piano verrà approvato (né sarebbe auspicabile una bocciatura che farebbe ulteriormente “ingrassare” gli avvocati che in questi tre anni si sono fatti d’oro) perché sappiamo che sulla carta la maggioranza dei creditori è favorevole.
Non partecipare al voto non pregiudica i rimborsi che verranno distribuiti a partire dal 2012. Quindi il nostro consiglio è di non perdere tempo a firmare un documento inutile. Se proprio ci si trova già in banca per altre ragioni e quindi non c’è alcun sacrificio, allora si può votare ben sapendo però che non si inciderà qualunque sia il voto espresso.
Alessandro Pedone, consulente Aduc* per gli investimenti finanziari
*Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
Discussione su questo articolo