Troppo costosa, niente coperture e così l’estensione della no tax area ai redditi fino a 12 mila salta in commissione Bilancio al Senato. E’ durata giusto il tempo di qualche passaggio nei tg e sulle prime pagine dei giornali l’idea che aveva messo d’accordo senatori Pd e Pdl di ampliare la fascia di coloro che sono esentati dal pagamento dell’Irpef. A spiegare quello che è successo è il relatore Pd della Legge di stabilità Giorgio Santini: "L’estensione dell’area degli esenti a 12mila euro è stata una suggestione mediatica", ma "avrebbe assorbito tutte le risorse disponibili". La sola equiparazione tra pensionati e lavoratori dipendenti (oggi per i primi si parla di 7.500 mentre i secondi possono arrivare fino a 8.000) "sarebbe costata 1,2 miliardi", spiega Santini, e invece la maggioranza ora punta "ad aumentare le detrazioni Irpef riservando il taglio del cuneo fiscale alla sola area dei 30mila euro e concentrando in particolare le risorse possibili sugli sgravi per i redditi fino a 15/20mila euro".
Benefici più sostanziosi di quelli previsti dal governo quindi, che dovrebbero essere sempre più consistenti nei prossimi tre anni, "con un aumento graduale degli stanziamenti nel 2015 e nel 2016". Tuttavia in commissione non si chiude la porta a una discussione più approfondita su questo tema e lo stesso Santini ribadisce che dell’introduzione di una no tax area all’interno della Legge di stabilità "è possibile ragionare", a patto che non si arrivi fino a 12 mila euro di reddito "perché questo sarebbe insostenibile". La proposta non aveva convinto neanche i sindacati, con Susanna Camusso della Cgil che paventava il rischio di un aumento del già ampio fenomeno di evasione legato alla soglia attuale e il segretario della Cisl Raffaele Bonanni che ipotizzava la semplice equiparazione tra pensionati e dipendenti.
Sulla questione spiagge, invece, altro tema caldo emerso tra le maglie delle migliaia di emendamenti presentati alla Quinta commissione, oggi il Pdl ha voluto chiarire la sua posizione in una conferenza stampa dove il leitmotiv è stato: "Nessuno vuole vendere le spiagge". "Noi siamo contro ogni speculazione, vogliamo dare più certezza alle concessioni rendendole durevoli, ma la proprietà resta pubblica", dice Maurizio Gasparri. E allo stesso modo la pensa il relatore Pdl alla Legge di stabilità Antonio D’ali, che comunque, dopo il ritiro degli emendamenti Pd che andavano nella stessa direzione, è pronto "al braccio di ferro" in Senato perché per il Pdl "è una questione prioritaria" e soprattutto "l’impianto di questa manovra è riconosciuto da grandissima parte non solo degli operatori del settore ma anche della politica", che però sconta un atteggiamento di "pregiudizio". "Questo è un provvedimento utile – spiega il capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta – che avvantaggia 30 mila imprese, e che serve a finanziare provvedimenti per il settore turistico e non finirà nel calderone. Sappiamo come spesso le infrastrutture turistiche siano obsolete e servirebbe un provvedimento di rinnovo per il quale servono fondi". Secondo Brunetta "si instaurerebbe un circolo virtuoso di occupazione, reddito, gettito e certezze per le imprese. Un’operazione che gli economisti chiamerebbero ‘win-win-win’, in cui vincono tutti, le cui cifre ammonterebbero a 3-4, forse 5 miliardi".
A ribadire la posizione dell’esecutivo sull’argomento è ancora una volta il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, che ai microfoni di Radio Anch’io spiega come "nel governo nessuno ha mai pensato di vendere le spiagge o gli arenili". Il vero problema è che dalle concessioni sulle spiagge "prendiamo molto poco" e se "ci può essere una valutazione sulle aree non strategiche per il demanio, ma non sulle spiagge che sono inalienabili", quello che secondo il sottosegretario sarebbe indispensabile "è una legge quadro che riordini l’intero settore".
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