Si riparte dalla commissione. Sara’ questa la decisione che verra’ presa, con ogni probabilita’, domani alla conferenza dei capigruppo in Senato. Fallito il tentativo di mediazione nel comitato ristretto, il confronto sulla riforma elettorale torna alla Affari costituzionali senza che si sia raggiunto neanche un canovaccio d’intesa tra Pdl e Pd. Mentre non si arrestano le voci su un’altra intesa. Quella Pdl, Lega e Udc per proporzionale e preferenze. Nei giorni scorsi, Pier Ferdinando Casini ha smentito l’esistenza di alcun patto. Tuttavia, i centristi non rinunciano al punto delle preferenze. "Un male inevitabile ma a fin di bene", dice Casini mentre l’Udc ha annunciato oggi l’avvio di una raccolta di firme per le preferenze. Intanto, secondo Maurizio Gasparri, il passaggio in commissione sara’ breve. "Prevedo un’accelerazione: siamo pronti a passare dal lavoro del comitato ristretto alla commissione, per approdare in tempi rapidi in Aula", dice il capogruppo del Pdl al Senato.
Le preferenze sono "un male inevitabile ma a fin di bene" per ricreare "un rapporto fra cittadini e politica". Questa la posizione dei centristi riassunta da Pier Ferdinando Casini. Parlando a Milano il leader Udc ammette che possono portare al malcostume: "E’ vero che dare al cittadino la possibilita’ di scegliere puo’ far si’ che ci siano disparita’ di mezzi, ma questa- avverte- e’ logica di chi dice non facciamo politiche al Sud perche’ ci sono le tangenti". E non e’ escluso che il punto delle preferenze raccolga sostegni anche fuori da Pdl, Lega e Udc. Una parte del Pd non e’ contraria infatti. E c’e’ gia’ chi, come Giorgio Merlo, dice che "qualsiasi cosa" e’ meglio del Porcellum. "Al punto in cui siamo sulla riforma elettorale c’e’ una sola soluzione, al di la’ dei legittimi desideri dei singoli partiti. Trovare una qualsiasi soluzione in Parlamento pur di superare il porcellum. Il resto, purtroppo, rischia solo di essere una vaga divagazione per non modificare nulla".
Per capire che cosa si sta muovendo non occorrera’ attendere molto, secondo Gasparri. "L’orizzonte che ha indicato il segretario dl Pdl Alfano -ricorda Gasparri- e’ l’inizio del mese di ottobre, mi sembra un tempo abbastanza rapido. La nostra posizione e’ quella di indicare le preferenze come sistema per uscire dalla lista bloccata e il premio al partito,visto che in questo momento le coalizioni vivono una stagione difficile".
Vista l’impasse in cui versa la trattativa sulla legge elettorale, Mario Segni, chiede al governo di intervenire. "Non puo’ assistere inerte", dice a i ‘Dibattiti Adnkronos’ sulla riforma della legge elettorale. "La funzione di Monti e’ quella di tenerci in Europa, ci ha allontanati dal baratro. Ma attenzione: se torna il sistema proporzionale, l’addio all’Europa e’ probabile. Piu’ che preoccupato, sono angosciato -aggiunge- e’ un dramma per l’Italia, perche’ torniamo a un sistema cancellato. Riportiamo indietro le lancette di 20 anni, ma allora c’erano i partiti. E’ un disegno folle e scellerato’.
Gian Claudio Bressa del Pd concorda con Segni: "Al punto in cui siamo e’ forse necessario un intervento del governo. Resta il fatto che noi del Pd abbiamo presentato una proposta di legge diversa, di mediazione, ma il Pdl pone paletti e rifiuti perche’ pensa a farne una che faccia comodo ai propri interessi. Noi abbiamo pensato che il sistema elettorale vada democratizzato attraverso il collegio uninominale a doppio turno per poter restituire il potere di scelta agli elettori".
Mentre per Osvaldo Napoli del Pdl, il governo deve starne fuori: "Non credo si debba ricorrere a un intervento del governo per uscire da questa impasse. Al massimo ci sara’ bisogno del Parlamento perche’ e’ il Parlamento che alla fine dovra’ votare un’eventuale riforma della legge elettorale. Io auspico che un accordo si trovi e se non si trovera’, se ne discutera’ dove conviene".
"Rivolgo un appello accorato al presidente Napolitano: faccia un corposo e determinato messaggio formale alle Camere" sulla legge elettorale, un tema "che interessa tutti i cittadini. Ha fatto tanti atti di rilevanza politica, lo faccia anche in questo caso". Lo chiede il presidente dell’Idv, Antonio Di Pietro.
"Mai come in questo momento -aggiunge- fa bene il Capo dello Stato a richiamare le Camere a emanare una nuova legge elettorale. E se i suoi richiami verbali non bastano, forse, ci vuole anche un messaggio formale, come previsto dalla Costituzione, che impegni e imponga alle Camere di provvedere. Soprattutto se siamo tutti d’accordo sul fatto che il Porcellum e’ una legge che non mette in condizione i cittadini di scegliere i propri rappresentanti, ma soltanto di portare in Parlamento persone nominate dalle segreterie di partito".
Di Pietro fa riferimento al quesito referendario e della proposta di legge firmata da un milione e duecento mila cittadini che "hanno gia’ indicato come vogliono la legge elettorale: deve assicurare governabilita’ e rappresentativita’, aspetti che sono alla base del vecchio Mattarellum. Pertanto -prosegue- i presidenti di Camera e Senato hanno il dovere di calendarizzare il nostro disegno di legge e non di aspettare quelle proposte che stanno preparando nelle segreterie di partito a proprio uso e consumo. Prima di tutto -conclude il il leader di Idv- ci sono i cittadini".
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