Riforma della legge elettorale al bivio. Mentre impazza il dibattito sul Monti bis la prossima settimana si capira’, quantomeno, se gli italiani sono destinati a votare ancora una volta con il Porcellum o no. I partiti sono alla ricerca di un’intesa che, secondo piu’ di qualcuno dei ‘tecnici’ non sarebbe troppo lontana, ma la prova del nove ci sara’ martedi’ prossimo quando la commissione Affari Costituzionali del Senato tentera’ di adottare un testo base con un’operazione che, di fatto, richiede un accordo tra Pd e Pdl. Se l’intesa mancasse, infatti, il provvedimento sarebbe destinato ad approdare in Aula e li’ si dovrebbe scegliere tra una delle 46 proposte di legge in merito che ad oggi sono depositate. Una situazione, di fatto, ingestibile che metterebbe, secondo molti, in soffitta l’ipotesi di una nuova legge elettorale come accaduto per le riforme costituzionali (e con esse per il taglio del numero dei parlamentari). L’intesa, pero’, non parrebbe distantissima. ‘Il governo – dice il premier Mario Monti, ‘non si e’ impegnato sulla riforma elettorale’ ma ci stanno lavorando e ‘confido’ che con un presidente della Repubblica come Giorgio Napolitano sara’ approvata in tempi non lunghi.
L’accordo, secondo quanto spiegano alcune fonti, si potrebbe raggiungere su un testo con 2/3 di preferenze e 1/3 di listino; lo sbarramento al 5% e un premio di governabilita’ al 12%. Premio che potrebbe essere disegnato sul modello della proposta di mediazione che l’ex ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, ha gia’ fatto sapere che presentera’ martedi’ in commissione. La mediazione Calderoli (che prevede un proporzionale con circoscrizioni piccole nelle quali si vota sulla base di liste plurinominali cortissime) prevede l’attribuzione di un premio di governabilita’ alla coalizione che supera il 45% dei voti (una cifra che, pero’, potrebbe scendere nella trattativa al 40) tale da garantire il 55% dei seggi alla Camera e/o al Senato. Nel caso in cui nessuna coalizione dovesse raggiungere il 45% dei voti, viene invece attribuito al primo partito un ‘premio di aggregazione’ del 5% dei seggi conseguiti.
Al di la’ delle soluzioni tecniche, comunque, entro martedi’ va raggiunta un’intesa tutta politica. Il rischio, altrimenti, come sottolinea anche il presidente della commissione Affari Costituzionali, Carlo Vizzini, e’ ‘che il testo vada su un binario morto’. La partita, naturalmente, e’ legata a filo doppio con quella sul futuro governo e sull’ipotesi (oggi non scartata dal diretto interessato) che Monti torni alla guida del Paese. Un tema sul quale, non a caso, Silvio Berlusconi non scioglie la riserva. ‘Ci devono essere – allarga le braccia il Cavaliere – ancora le elezioni e non sappiamo ancora come si vota’. Ma intanto Pier Ferdinando Casini, dopo aver levato il proprio nome dal simbolo, prepara le liste pro-Monti, qualsiasi sia il sistema di voto. ‘Mi rifiuto – dice il leader centrista – di credere che si possa tornare a votare con il Porcellum’. Un sistema con il quale, per altro, va indicato direttamente il nome del candidato premier quando il Professore sembra, invece, ancora propenso a scendere in campo solo ‘per chiamata’, ‘se ci dovessero essere circostanze speciali’.
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