Scrive il quotidiano La Stampa: "Il doppio turno che tanto fa gola a Renzi, perche’ eleggeremmo il premier proprio come si fa con i sindaci, e insomma avremmo il Sindaco d’Italia, e’ stato bocciato in modo abbastanza rovinoso al Senato. La Commissione affari costituzionali ha respinto con 15 voti (di cui 4 astensioni, che a Palazzo Madama valgono ‘no’) un ordine del giorno presentato dai Democratici con l’ausilio di Sel e di Scelta civica. Se la questione fosse portata in aula, la bocciatura sarebbe garantita. Per cui il meccanismo del doppio turno puo’ considerarsi virtualmente ‘bruciato’. E chi lo sosteneva, per esempio il senatore Latorre, ora si domanda come mai il Pd abbia insistito per mettere la questione ai voti, pur sapendo di ricevere una porta in faccia. Ecco, appunto, come mai? La spiegazione raccolta ai piani alti e’ la seguente: non si sarebbe potuto fare diversamente. Figurarsi il putiferio, si aggiunge, che proprio i renziani avrebbero piantato se per caso a palazzo Madama il Pd avesse sposato qualche ipotesi di mediazione. Tra l’altro giusto ieri Renzi ha reso noto che tra breve, addirittura ‘prima delle primarie’, lui avanzera’ una proposta di riforma elettorale fatta e compiuta, grazie alla quale ‘la sera stessa delle elezioni si saprà chi ha vinto’. Ottimo, si sono detti i senatori Pd (non renziani), ‘a questo punto noi insistiamo per il doppio turno, e amen’.
Ieri in Commissione si sarebbe dovuto votare su altri due ordini del giorno, presentati rispettivamente da M5S e Lega. Il primo mette nero su bianco cio’ che vorrebbero i grillini, vale a dire un sistema come quello c’e’ in Spagna, tanti piccoli collegi dove si eleggono 2 massimo 3 parlamentari con il sistema proporzionale, cosicche’ per strapparne uno bisogna prendere almeno il 20 per cento. Sempre i grillini vorrebbero che sulla scheda si potesse indicare una preferenza in positivo e anche una in negativo, tipo ‘quel candidato li’ non lo voglio’. Una parte del Pdl (che e’ troppo concentrato sul proprio ombelico per avere un’opinione in proposito) potrebbe essere stuzzicata, cosi’ come e’ sicuro che un po’ di berlusconiani guardano con interesse al terzo ordine del giorno, quello di Calderoli, che propone di tornare al Mattarellum, cioe’ la legge in vigore prima che Calderoli stesso ci mettesse le mani. Il Mattarellum convince Scelta Civica, anticipa Della Vedova. E in teoria dovrebbe incontrare i gusti dei Democratici, visto che ben tre proposte di riportarlo in vita recano le firme di altrettanti autorevoli esponenti Pd al Senato. Per non cadere in tentazione, ed evitare di pronunciarsi sull’ordine del giorno presentato dal diabolico Calderoli, Zanda e la Finocchiaro hanno chiesto un ‘time out’, cioe’ una pausa di riflessione subito concessa dal centrodestra in confusione.
Nelle prossime ore il Pd bussera’ dal presidente del Senato Grasso, e gli chiederà nella sostanza di passare la palla alla Camera, dove la sinistra e’ in maggioranza. Li’ Renzi potra’ regolarsi come meglio crede, fermo restando che il doppio turno non andra’ da nessuna parte… Nel frattempo, magari, la Corte costituzionale si sara’ gia’ pronunciata (l’udienza e’ fissata il 3 dicembre), fornendo qualche utile indicazione di marcia. Pero’ non e’ nemmeno facile, per Grasso, spogliarsi subito della riforma elettorale, senza nemmeno aver messo ai voti in Commissione gli altri due ordini del giorno. Sicuro che qualcuno piantera’ una grana in proposito. E’ dunque possibile, forse addirittura probabile, che nei prossimi giorni la questione si riproponga, e che suo malgrado il Pd (Renzi compreso) debbano pronunciarsi sul Mattarellum. Dall’alto del Colle, Napolitano osserva la scena non particolarmente soddisfatto. ‘Ci vorrebbe un briciolo di senso di responsabilita”, ha dichiarato ieri ai cronisti. Sull’ipotesi di intervenire per decreto, ‘questo dovete chiederlo al governo e non a me’".
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