"I partiti devono avere il coraggio di rifondare la politica. Il primo passo e’ cambiare la legge elettorale: se non si trova un accordo basta modificare quella attuale, introducendo le preferenze e cambiando il premio di maggioranza in Senato. […] La colpa del difficile momento vissuto dai partiti politici e’ dei partiti stessi e della classe politica. Esiste un sentimento di antipolitica diffusa che mi spaventa e mette in discussione la politica e la democrazia. Quello che non dobbiamo fare, invece, e’ commettere l’errore di non distinguere tra classe politica e la politica, che e’ e resta la forma piu’ bella di impegno civile" (Radio24 "24 Mattina" il 20.03.12). L’intervento che avete appena letto è della deputata ed ex Ministro della Gioventù nel precedente Governo Berlusconi, Giorgia Meloni. Credo siano parole assolutamente "sane" e condivisibili provenienti da una giovane brillante che ha fatto gavetta tra le fila del "Fronte della Gioventù" (ex movimento giovanile di Alleanza Nazionale) e poi nella Giovane Italia (movimento giovanile del Popolo della Libertà). Tuttavia non possiamo dimenticare che proprio grazie ad un sistema di nomine e di listini bloccati è stata possibile l’elezione (nonostante la mole di personaggi indegni che così si sono seduti tra i banchi parlamentari) di donne come la Meloni, sconosciuta ai più nel 2008 e che mai senza il sostegno del partito (fu Gianfranco Fini a "segnalarla" nei confronti di Silvio Berlusconi) sarebbe diventata ministro.
L’abolizione delle preferenze ed il mantenimento del finanziamento pubblico ai partiti sono stati difesi come capisaldi e baluardo di democrazia in tempi meno burrascosi. In effetti senza questi due istituti di principio sarebbe quasi impossibile l’elezione in Parlamento di personalità dalle notevoli e spiccate qualità, ma che non dispongono di ingenti somme di denaro e soprattutto della adeguata visibilità. Gli italiani a Berlusconi, ma in genere alla classe dirigente, hanno perdonato ogni nefandezza, ma l’ingerenza dei tecnici e la supina incapacità di controllare l’impellente crisi finanziaria condita con una sempre più striminzita liquidità nel sistema bancario e con la mancanza d’ossigeno nell’alveo dell’occupazione hanno generato una spirale di sfiducia talmente forte da far sì che "l’acqua sporca venisse gettata assieme al bambino".
Oggi credo sia indispensabile trovare il giusto compromesso tra democrazia ed autorevolezza. Ovvero riportare nelle mani degli elettori la facoltà concreta di scegliere la propria squadra al timone del Paese e dopo di che rendere più forte la delega nelle mani dei partiti, con responsabilità dirette nei confronti dei loro sostenitori.
Twitter @andrewlorusso
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