Addio legge elettorale, e così l’ipotesi di voto anticipato sembra tornare ad allontanarsi. Sembra, perché ormai la politica italiana è un mistero per chiunque. Pareva quasi fatta, invece è saltato il patto tra Pd-M5s-Forza Italia e Lega: i quattro partiti, a parole, erano d’accordo sul “tedeschellum”, ma poi in Parlamento al primo emendamento votato a scrutinio segreto la maggioranza è andata sotto. Emanuele Fiano, relatore della legge, taglia corto: “La legge elettorale è morta”.
Diventa incandescente il clima attorno alla nuova legge elettorale, dunque. Dopo la bagarre alla Camera al primo voto segreto, la tenuta del patto tra Pd-M5S-Fi e Lega sembra essere messa a dura prova. Nel frattempo, inizia il conto alla rovescia per le elezioni amministrative di domenica.
In questo clima, è stato un giovedì di giugno in cui nell’Aula della Camera se ne sono viste di tutti i colori, con uno scontro accesissimo tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, accusato di saper solo creare caos istituzionale. Matteo Renzi colpito alla schiena da decine di franchi tiratori che non hanno sostenuto la linea dettata dal segretario dem – e votata dalla Direzione Pd.
La Lega chiede le dimissioni di Gentiloni – “non saremo complici di legislatura che non ha più motivo di esistere” -, una soluzione che certamente non dispiacerebbe a Matteo Renzi, che nonostante tutto non rinuncia all’idea del voto anticipato.
Poco fa la nota firmata da Silvio Berlusconi in persona: “L’incidente di oggi in Aula, su un emendamento non condiviso dal quale Forza Italia ha preso immediatamente le distanze, non è una buona ragione per accantonare uno sforzo generoso sul quale avevamo trovato una convergenza con il Partito democratico, con i Cinque Stelle e con la Lega. Sta ora alle forze politiche dalle quali quell’accordo era nato, prima di tutto il Pd continuare sulla sola strada che consente elezioni rapide con una legge elettorale adeguata. Se il partito di Renzi non lo facesse, prendendo a pretesto un incidente d’Aula, si assumerebbe una grave responsabilità”. Così dichiara il Cavaliere, ma ormai la nave Italia appare alla deriva.
Certo è che, se 48 ore fa sembrava davvero si dovesse andare a elezioni massimo entro fine settembre, oggi non è più così, anzi. Per adesso sta avendo la meglio chi vuole che la legislatura arrivi a sua scadenza naturale, dunque gli Alfano, i Bersani, i Napolitano e tanti altri, soprattutto al centro.
Anche il M5S è spaccato: alla fine, i pentastellati si sono rimangiati la parola. Fesso chi gli ha creduto. Ma ve li immaginate tanti parlamentari alla prima legislatura firmare le proprie dimissioni prima del dovuto? Ma dove si è mai visto questo?
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