“Un articolo specifico della bozza di legge di bilancio per il 2023 che in questi giorni sta girando in maniera più o meno ufficiale, reca disposizioni in materia di personale in servizio all’estero. Nei suoi molteplici interventi si limita ad introdurre correzioni e migliorie a taluni istituti previsti dal dpr 18/67, escludendo tuttavia qualsiasi iniziativa a tutela del personale al momento più tartassato presso la Rete estera, val a dire il personale a contratto, sebbene su questo argomento siano state condivise molteplici proposte con l’Amministrazione”. Lo dichiara in una nota Iris Lauriola, segretario nazionale del Coordinamento esteri della Confsal-Unsa.
“Infatti – sottolinea Lauriola – in più occasioni era stata condivisa con l’Amministrazione la volontà di rendere la sessione di bilancio la sede ipotetica ove apportare anche minimi correttivi alla disciplina vigente, o più banalmente prevedere un rifinanziamento del fondo destinato al riadeguamento retributivo del medesimo personale, al fine di dare piena attuazione a quanto previsto dalla legge 62/21. Atto, coralmente condiviso come opportuno, legittimo ed inderogabile”.
“Nella bozza di bilancio, invece, assistiamo all’ennesima azione parziale, limitata e limitante dell’Amministrazione degli Esteri – evidenzia – che adoperandosi soltanto per una parte del personale operativo presso il MAECI, si rende noncurante del dramma economico, sociale e finanziario in cui si trovano migliaia di impiegati a contratto all’estero, che invocano retribuzioni eque e maggiori diritti, specie a seguito delle ben note perdite economiche dovute alle oscillazioni del cambio”.
“L’attuale articolo che dispone in materia di personale in servizio all’estero – spiega Lauriola – per quanto rechi misure legittime ed opportune, rischia di configurarsi come la legittimazione di una sperequazione intra-amministrativa sempre più ampia e incomprensibile che fornirà ulteriore incentivo a quegli impiegati a contratto motivati alle dimissioni dal servizio, che ancora speravano in un intervento di volontà ministeriale in sede di bilancio, che fornisse loro una qualche timida tutela almeno in termini di garanzia dell’attuazione di una legge dello Stato (l. 62/21), lungi dall’avere una piena applicazione”.
Lauriola conclude: “considerando i giorni che ci separano dalla pubblicazione in GU e dalle potenziali rettifiche che fino all’ultimo istante possono esservi poste, auspichiamo che vi sia la volontà di adoperarsi nella prospettiva di prevedere un rifinanziamento del fondo per il riadeguamento retributivo, di almeno ulteriori 2milioni di euro, poiché riteniamo sia prioritario operare in una prospettiva di armonia ed equilibrio nella gestione del personale e delle misure a tutela di questo, in un momento in cui la complessità imperante impone un cambiamento drastico di registro operativo finalizzato ad ottimizzare risorse, strumentali e umane, esorcizzando comportamenti e trattamenti diversificati che non fanno altro che ledere le sorti stesse del Sistema Paese. La ben nota penuria di personale del MAECI – allo stato attuale – è colmata con enorme fatica presso le sedi estere dai soli impiegati a contratto, il cui venire meno rappresenterebbe una vera e propria debacle per il nostro Paese”.