La rivincita e’ un piatto che Flavio Tosi, da oggi nuovo segretario della Liga Veneta, ama servire freddo, anzi ghiacciato. E quella della conquista della poltrona di Gian Paolo Gobbo, fedelissimo del Senatur, a spese di Massimo Bitonci e’ una ‘ricetta’ di cui il sindaco di Verona ha pazientemente dosato gli ingredienti per mesi. Ora che l’incoronazione e’ un traguardo conquistato con il suo numero-simbolo, il 57 (la stessa percentuale che gli e’ valsa la rielezione a sindaco di Verona e la vittoria su Bitonci) c’e’ spazio solo per sorrisi rilassati e parole pacificatorie che guardano al futuro del movimento.
Sembrano passate ere politiche da quando Bossi, nell’ottobre scorso, disse ‘Tosi e’ uno stronzo’, accompagnando l’epiteto con il dito medio. Allora il pupillo di Maroni incasso’ con apparente umilta’ e fece mea culpa: ‘magari un po’ stronzo – replico’ senza scomporsi – lo sono pure’. Otto mesi dopo ripete ‘non sono mai stato permaloso’ e se la prende semmai con chi ha approfittato del Senatur ‘danneggiando in maniera enorme il movimento’.
Il sindaco di Verona, ormai ex ribelle, non vuole parlare di nuovo Carroccio, dopo la sua affermazione in Veneto, quella di Salvini in Lombardia e l’ascesa di Maroni nell’Olimpo padano.
‘Presuppone che si cancelli il passato, si rifondi – puntualizza, chiarendo di voler fare il primo cittadino per tutto il mandato senza cedere alle ‘sirene’ parlamentari -. C’e’ stato Bossi che ci ha guidato per lunghissimi anni. Se oggi anche il presidente Napolitano e’ un convinto federalista, se e’ passata questa mentalita’, lo si deve a lui’. Ma il futuro e’ Maroni, ripete. ‘E’ normale che ci sia un ricambio negli organi del movimento e ci sia un nuovo segretario federale – sottolinea -. Deve essere il migliore, quello che crea piu’ consenso e ha credibilita’. E quindi questa figura e’ Maroni’.
Della debacle leghista alle recenti amministrative trae una lezione per il futuro: ‘dobbiamo essere un po’ meno romani, visto che dal governo abbiamo preso solo fregature, da Berlusconi in primis – teorizza – e ripartire dal territorio’.
Sulla logica delle alleanze, Tosi la pensa esattamente come il presidente del Veneto Luca Zaia, che definisce ‘un grande governatore’. ‘Ai cittadini del Veneto non possiamo dire – chiarisce – che perche’ a Roma si e’ litigato noi rompiamo gli accordi locali’. In prospettiva la faccenda e’ comunque ben diversa. ‘Finche’ il Pdl e il Pd sostengono Mario Monti, il cui governo e’ il peggiore della storia – sottolinea Tosi -, e’ difficile pensare di allearci con chi lo sostiene. Quindi la scelta migliore, se si decidera’ di presentarci, e’ quantomeno andare da soli’.
Incassata la vittoria, ed evitata per ora la scissione nel movimento veneto (non a caso ha voluto sul palco padovano lo sconfitto Bitonci), ora per Tosi la strategia della Liga e’ di puntare ad un vice segreteria federale veneta. Gia’ da domani a Milano. Il pupillo di Maroni non lo nomina direttamente, ma il candidato ideale sembra Zaia. ”E’ normale che il Veneto esprima una vice segreteria federale – conclude – Dopo Bossi, leader unico, c’e’ una prospettiva che e’ piu’ condivisa e collegiale’.
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