Fuori da tutti i Comuni andati al ballottaggio, in Lombardia come in Veneto, dove il centrosinistra ha fatto il pieno di sindaci nelle grandi citta’. Quello uscito dal secondo turno delle elezioni comunali, per la Lega Nord di Roberto Maroni, e’ lo scenario peggiore – una ‘batosta’, per dirla con Matteo Salvini – dopo l’arretramento dei consensi gia’ registrato al primo turno e le feroci parole di critica pronunciate nel frattempo da Umberto Bossi.
Con la sconfitta nell’ex roccaforte di Treviso, ceduta allo schieramento avversario dopo 19 anni, e con la perdita di Brescia, la seconda citta’ della Lombardia nel cuore della progettata ‘macro-regione’, la crisi d’identita’ del Carroccio e’ ancora piu’ evidente: un anno fa Maroni parlava di un partito che aspirava a diventare ‘egemone’ al nord. Il segretario federale in mattinata aveva detto che di fronte all’alto tasso di astensione, i ‘partiti devono fare uno sforzo immenso per recuperare credibilita”, nel pomeriggio e’ rimasto chiuso nel suo ufficio in via Bellerio: nessun commento ufficiale sull’esito. In serata, si e’ limitato a scrivere su Twitter ‘condivido’ citando una dichiarazione del governatore del Veneto, Luca Zaia, secondo il quale ‘la Lega deve ripartire, siamo nella fase del ricambio generazionale, si riparte con nuovi stimoli e nuovi obiettivi’.
Il bollettino finale (Lega piu’ Pdl) parla di sconfitte a Treviso e Brescia, ma anche a Lodi, in provincia di Verona e in tutti quei grossi Comuni della cintura intorno a Milano e Monza (come Bareggio, Bresso, Cinisello Balsamo, Gorgonzola, Brugherio, Carate Brianza e Seveso) finiti al centrosinistra, che ne ha strappati cinque al centrodestra. Matteo Salvini, vicesegretario federale e segretario della Lega Lombarda, e’ stato l’unico esponente del movimento a parlare coi giornalisti nella sala stampa aperta in via Bellerio e chiusa prima delle 19 quando l’auto di Maroni ha ripreso la strada di Varese. ‘Ogni tanto, una batosta puo’ far bene – ha detto Salvini – a Brescia e a Treviso, abbiamo sbattuto la faccia contro il muro. Ora bisogna ripartire con un bagno di umilita’, ma anche piu’ furbizia e cattiveria’. Il segretario lombardo e’ sempre convinto che, in Lega, ci sia un problema di comunicazione delle ‘cose concrete che facciamo’, ma non ha nemmeno nascosto che il duello infinito fra un Bossi che rivendica il partito (‘salvo poi tornare dietro il cespuglio’) e un Maroni costretto a ribadire che il segretario e’ lui, non giovano a un partito che ha gia’ altri problemi con il suo elettorato. ‘Chi litiga allontana, il messaggio e’ stato ricevuto forte e chiaro. Ora dobbiamo tapparci la bocca’, e’ l’auto-critica. Cruda, pur senza indulgere nel disfattismo, anche l’analisi dell’altro vice di Maroni, il veneto Flavio Tosi, secondo il quale ‘sarebbe sciocco negare questa sconfitta elettorale’. ‘Ora dobbiamo trovare il modo per ripartire, riportando la gente al voto e riconquistando la fiducia dell’elettorato che ci ha sempre votato’, ha aggiunto Tosi da Vicenza, spiegando pero’ che ‘questo lo si puo’ fare smettendo di fare baruffe interne, che non ci hanno aiutato durante la fase pre-elettorale ne’ adesso: i cittadini sono gia’ disinnamorati della politica e ovviamente mal sopportano di vedere i partiti lacerati al loro interno’.
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